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Giuliana Laschi – Tutti rossi come il fuoco. Storia del Partito comunista a Pontassieve – 2001

Giuliana Laschi
Firenze, Polistampa, pp. 165, euro 14,46

Anno di pubblicazione: 2001

Dopo aver conosciuto una lunga e vivace stagione gli studi e i ricordi sul Pci hanno subito una pausa dalla quale sembrano ora riprendersi. I meccanismi e i percorsi della sistemazione e dell’ordinamento della identità e della memoria comuniste hanno però seguito a lungo percorsi piatti e scontati come quelli rispecchiati in questo libro.
Piatti nel senso che vi è praticata una ?memoria di partito? capace di annebbiare le contraddizioni della storia comunista e incapace di dar conto di ogni visione dall’esterno; scontati perché, nonostante tutto, viene ancora disatteso il vecchio monito a non presentare la storia del partito come ?una ininterrotta processione trionfale?.
Questa storia del Pci a Pontassieve possiede un solo lato positivo, quello di essere legata alla conservazione e all’ordinamento di un fondo archivistico (l’archivio storico del Pci di Pontassieve) del quale si dice poco, ma alcuni squarci del quale illuminano la narrazione; per il resto, essa si presenta come un lavoro autocelebrativo: i comunisti di Pontassieve, con l’aiuto dell’autrice, ricordano il passato del partito come essi immaginano che sia stato o avrebbero voluto che fosse, tutto ?organizzazione?, ?antifascismo? e ?iniziative di massa?. Circa un terzo del libro è dedicato alla Resistenza ma delle ricerche recenti non c’è traccia; una parte presenta le feste dell’Unità e le attività ricreative, ma degli studi su questi temi non si parla; un capitolo è infine dedicato alla mezzadria, e anche qui mancano riferimenti ai punti cardinali. La lettura del libro fa rimpiangere i vecchi ricordi dei Compagni di Firenze (1979) o studi locali modesti e dignitosi come quelli sulle lotte antifasciste nel Mugello presentati anni fa dalla Soldani (Come pesci nell’acqua, 1985). Ci sono gli elenchi dei membri del Comitato di sezione, gli specchietti dei risultati elettorali, le lotte delle masse, l’?impegno per il tesseramento?, la ?partecipazione politica delle donne?, il ?rapporto fra il partito e il Comune?; ma veramente se sia la storia di un paese o di un altro ? Pontassieve, Pontedera o Ponte a Egola ? la monotonia della ricostruzione non consente di capirlo.
L’autrice è una appassionata militante: qualche espressione nelle fonti è vivace, come la definizione di un partigiano ?che aveva proprio il punto dello stratega, era un po’ come Tarzan?; o come alcuni bozzetti delle feste dell’Unità: ?Si attaccava l’altoparlante alla terrazza del Murras, la Fernanda cantava. C’era la corsa dei coniglioli. Si faceva la sfoglia per i cenci, la Vienna grattava i limoni?. Ma deve essere osservato che le testimonianze orali non risultano mai filtrate né sottoposte ai vagli critici propri della storia orale. Un regesto e un inventario dell’archivio sarebbero stati molto più utili.

Franco Andreucci