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Giulio Bobbo – Venezia in tempo di guerra 1943-1945 – 2005

Giulio Bobbo
Padova, Il Poligrafo, pp. 478, euro 23,00

Anno di pubblicazione: 2005

Venezia visse i venti mesi dell’occupazione tedesca, della RSI e della Resistenza in una maniera per molti versi eccentrica rispetto alle altre città italiane. Quasi immune dai bombardamenti e caratterizzata per questo da un progressivo affollamento ? anziché dallo sfollamento ? la sua vita quotidiana si iscrisse in uno scenario surreale dove alle difficoltà nell’approvvigionamento annonario si accompagnò una sorta di spensieratezza nel vivere in virtù della presenza di diversi ministeri (e in particolare il Minculpop) e dell’apertura dei suoi alberghi, frequentati da una società che nella laguna si sentiva al sicuro. Ancor più particolare fu la situazione politica, poiché a Venezia i fascisti moderati proposero alla nascente resistenza una ?collaborazione patriottica? (p. 22) che, sebbene uscisse sconfitta come progetto di governo, segnò comunque i rapporti con l’antifascismo per tutto il periodo della guerra. La vittoria degli intransigenti del fascismo veneziano ? che si tradusse nella centralità della GNR nella lotta antipartigiana ? fu comunque un processo lento per ciò che riguardò i comportamenti degli attori in campo, tanto che fino al luglio 1944 la lotta partigiana e la risposta della RSI furono sostanzialmente incruente e a carattere dimostrativo. La scelta di alzare il livello dello scontro fu presa dalla Resistenza, le cui azioni divennero più aggressive, determinando un’analoga risposta da parte della RSI. Quindici morti tra tedeschi e fascisti, venticinque fucilati nel corso di tre rappresaglie furono il prezzo di quella estate di sangue, come recita il titolo del capitolo centrale. Se l’attendismo sembrò caratterizzare i mesi successivi ? causando peraltro un duro giudizio di Amendola che sarebbe rimasto a lungo un macigno nella valutazione della debolezza della Resistenza veneziana ? in realtà esso fu la continuazione dei caratteri peculiari di un movimento che, non a caso, ebbe il suo momento più significativo (anche nella memoria successiva) con la cosiddetta ?beffa del Goldoni? del marzo 1945, quando una ventina di partigiani realizzarono un’azione dimostrativa nel teatro simbolo della città, costringendo il pubblico e le autorità fasciste ad ascoltare un breve comizio. Nel complesso, Bobbo racconta Venezia in guerra nella forma di una rappresentazione nella quale gli attori si muovono profondamente influenzati dalla storia della città, dalla sedimentazione di memorie (dal Risorgimento alla violenza del primo dopoguerra), di fatti, di reti di relazioni che quei luoghi e quelle tradizioni hanno costruito, secondo linee non facilmente riconducibili alla polarità amico-nemico. La violenza della guerra civile diventa quindi una scelta che ha radici profonde ? e forse il riferimento al film Il terrorista di De Bosio avrebbe meritato qualcosa di più di un rapido cenno ? almeno quanto le inibizioni o le difficoltà a metterla in pratica. È un libro che si legge bene e certe ridondanze sono scusabili in un testo che nasce come tesi di laurea. Lo è assai meno il silenzio sulla razzia degli ebrei a Venezia nel dicembre 1943, la prima in Italia a essere compiuta, in grande stile, dalle forze della Repubblica sociale.

Bruno Maida