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Giulio Mattiazzi – Migrazioni, influenze politiche e ibridazione culturale fra Europa e America Latina (XVIII-XXI sec.) – 2009

Giulio Mattiazzi
Torino, L’Harmattan Italia, 183 pp., euro 20,50

Anno di pubblicazione: 2009

Concepito per illustrare un caso specifico di ibridazione culturale, lo studio di Giulio Mattiazzi è esso stesso un ibrido fortemente condizionato dall’esperienza personale e politica dell’a., che ha vissuto per quattordici anni in Brasile. In particolare, il testo oscilla tra un’interpretazione storica – ancorché di taglio socio-etno-antropologico – della plurisecolare interazione politica tra Europa e America Latina e la valorizzazione di queste vicende per indicare nel meticciato transnazionale una possibile formula che superi la crisi attuale delle forme di organizzazione e rappresentanza legate agli Stati nazionali.Delle due componenti che attribuisce alla tradizione illuminista – il pensiero liberale e quello sociale – l’a. ricostruisce la propagazione transatlantica delle subculture politiche scaturite dal secondo filone. Si sarebbe trattato, a suo giudizio, di un processo circolare contrassegnato da scambi reciproci. Da un lato, le rivoluzioni francese e sovietica avrebbero diffuso in America Latina ideali di universalismo, internazionalismo e cosmopolitismo, rispettivamente nell’800 e nel ’900. Dall’altro, alcuni di questi principi avrebbero fatto ritorno in Europa attraverso le suggestioni del mito politico della rivoluzione latinoamericana – da quella cubana di Castro a quella zapatista del subcomandante Marcos – che hanno connotato, per esempio, la sinistra italiana. Tale rete di influssi avrebbe assunto anche una dimensione intramericana, emersa – tra altre manifestazioni – nell’influenza del castrismo sulla guerriglia brasiliana dopo il colpo di Stato che depose Goulart nel 1964.I principali agenti di queste reciproche contaminazioni vengono identificati non solo in esuli politici come Garibaldi o Mariátegui, ma principalmente nei movimenti migratori in quanto tali poiché gli individui che li animano maturano dalla propria condizione una concezione meticcia della cittadinanza. Tra questi flussi è messo in rilievo il caso degli italiani in Brasile quali portatori di un radicalismo politico e sindacale che fu in seguito assorbito dalle organizzazioni dei lavoratori del paese d’adozione. L’a. giunge così a definire un continuum «eurolatinoamericano» all’interno del quale l’odierna radicalizzazione democratica intrapresa, o avallata, da alcuni presidenti come Lula, Chávez o Morales viene proposta quale stimolo per promuovere l’interdipendenza economica e il multilateralismo nei rapporti internazionali in alternativa alle logiche di carattere polare del ’900.Molto attento alla disanima delle categorie interpretative sul piano teorico, Mattiazzi risulta meno efficace quando cerca di applicarle a situazioni concrete. Soprattutto, nell’ambito di quella che si configura di fatto come una prospettiva inequivocabilmente transatlantica, gli scambi politici tra Europa e America Latina nella sfera del pensiero sociale monopolizzano il contenuto del volume e sacrificano – senza che ne siano giustificati i motivi – i comunque imprescindibili interlocutori nordamericani, se non per un accenno al supporto statunitense alle dittature sudamericane.

Stefano Luconi