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Giuseppe Barbieri – Vicenza tra Ottocento e Novecento – 2002

Giuseppe Barbieri
Treviso, Canova, pp. 206, euro 21,00

Anno di pubblicazione: 2002

Una ricca raccolta di belle immagini fotografiche in bianco e nero, accompagnate da note che le raggruppano tematicamente, documenta in questo volume le vicende urbanistiche di Vicenza dagli inizi dell’Ottocento al secondo dopoguerra. Si tratta di due estremi cronologici che coincidono, come evidenzia l’autore nel testo introduttivo, con i due momenti più significativi di rottura della continuità nella storia della città, costituiti dalla frattura napoleonica e poi dalle distruzioni provocate dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, che lascia ferite durevoli e non sempre ricomposte in modo convincente. La narrazione sviluppa invece una chiave di lettura dei decenni a cavallo dei secoli evidenziando la cifra della ?musealizzazione? della città; l’orientamento principale degli interventi urbanistici consiste da un lato nel tentativo di conservarne la memoria rinascimentale, dall’altro di trasformare Vicenza nella ?città del Palladio?, qualificandola in tal senso anche dal punto di vista di una nuova fruizione turistica (è del 1861 l’inaugurazione del monumento ad Andrea Palladio). I nuovi orizzonti del gusto si limitano dunque a filtrare le memorie palladiane, nella ricerca di una sorta di canone che soffoca il confronto con le tendenze più avanzate della modernità e con quanto evolveva nel linguaggio architettonico internazionale. Così gli interventi architettonici più significativi nel corso dell’Ottocento si situano fuori dal circuito murario, mentre la vocazione produttiva del capoluogo si riduce e viene raccolta dai centri minori della provincia (Schio, con il Lanificio Rossi e la valle dell’Agno con l’azienda Marzotto).
In coincidenza con l’aumento demografico dei primi anni del ?900 e, dal punto di vista amministrativo, con l’avvio nel 1908 dell’amministrazione bloccarda guidata dal sindaco Delle Mole, l’autore sottolinea l’incisività dell’intervento pubblico, che si manifesta sia attraverso la formulazione di regole certe per i nuovi settori dello sviluppo urbano sia attraverso le municipalizzazioni (nel trasporto pubblico e nell’edilizia popolare). Il veloce richiamo alle successive vicende evidenzia tuttavia, anche negli anni tra le due guerre, il perdurare dell’assenza di un piano regolatore generale, così come il fatto che i progetti viari non presentano tratti incisivi; l’architettura fascista, con le limitate lacerazioni del centro storico, riconferma la chiave di lettura di uno sviluppo costretto e limitato dalla volontà di conservare la ?città perfetta?. Un gruppo di brani tratti da romanzi e memorie di scrittori chiude il volume e ci offre varie e gradevoli suggestioni su Vicenza e il suo territorio.

Mariapia Bigaran