Cerca

Giuseppe Venanzio Sella. Imprenditore e uomo di studi

Valerio Castronovo
Bologna, il Mulino, 302 pp., € 28,00

Anno di pubblicazione: 2016

Imprenditore di spicco e studioso nel campo delle scienze fisico-chimiche, Giuseppe
Venanzio (Sella di Mosso 1823 – Biella 1876) fu come il prozio Pietro, il padre Maurizio
e il fratello minore Quintino personaggio poliedrico interessato all’industria di famiglia,
ma anche alle banche, alle scienze esatte e all’interazione con quelle sociali, alla politica e
ai sistemi educativi. Attraversò l’Europa per conoscere e acquisire le soluzioni più innovative
per lo sviluppo dell’industria manifatturiera; ammirò (con Quintino) la Germania di
Bismarck per i progressi in campo tecnico, scientifico e educativo; fu studioso di fotografia
e pubblicò il primo manuale italiano, il Plico del Fotografo.
La biografia di Giuseppe Venanzio si intreccia con quella di Quintino (F. Salsano,
Quintino Sella ministro delle finanze, 2013) fornendo lo spaccato di un gruppo familiare
coeso intorno all’industria tessile, ma variamente orientato: industria, banca, politica. Più
in generale la storia dei Sella, attivi nella lavorazione della lana dalla fine del XVI sec., si
intreccia con quella della «piccola patria» biellese, che molto diede alla politica del Regno
di Sardegna, alla nascente industria, alla scienza e alle arti militari (si pensi ai La Marmora,
ai Menabrea, ai Piacenza). Tutte esperienze di successo, non a caso accomunate da una
viva attenzione per il liberismo e dall’apertura verso l’estero: sul versante imprenditoriale
come su quello scientifico.
A questi fattori – richiamati dall’a. e da Angelica Sella, presidente della Fondazione
omonima che ha promosso lo studio, in occasione della presentazione del libro – altri
però andrebbero affiancati: i risultati conseguiti da Giuseppe Venanzio e Quintino, e da
diversi biellesi e piemontesi dell’epoca, non furono il frutto delle sole, pur notevoli, capacità
individuali. Decisivi furono, infatti, gli interventi di pianificazione e di finanziamento
del governo sardo: formazione postuniversitaria all’estero, viaggi di istruzione nei bacini
minerari e industriali, presenza alle esposizioni, ecc. Per le iniziative in campo minerario
e metallurgico svolsero un ruolo decisivo l’accademico Carlo Ignazio Giulio, Camillo
Benso di Cavour, il ministro dell’Interno e poi dei Lavori pubblici Luigi des Ambrois de
Nevâche e l’ispettore del Corpo Reale degli ingegneri delle miniere Carlo Maria Despine.
Una coralità d’interventi che, analizzati congiuntamente, avrebbe aiutato a comprendere
l’interazione tra l’ambiente politico, amministrativo e accademico sullo sfondo e il rilievo
degli attori in scena.
La ricca articolazione del volume, attento alle molte sfumature del biellese, ne fa
emergere le sfaccettature economiche, industriali, politiche e educative. Proprio per questo,
spiace notare l’assenza di riferimenti puntuali alle fonti consultate e alle referenze
bibliografiche centrate, pressoché esclusivamente, sulla figura di Giuseppe Venanzio; con
un ulteriore limite nell’indice analitico, ristretto alle persone e non esteso – come la specifica
qualità e quantità di temi affrontati dal biografato avrebbe meritato – alle «cose
notevoli».

 Giuseppe Della Torre