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Gizella Nemeth Papo, Adriano Papo – L’Ungheria contemporanea. Dalla monarchia dualista ai giorni nostri – 2008

Gizella Nemeth Papo, Adriano Papo
Roma, Carocci, 154 pp., euro 13,50

Anno di pubblicazione: 2008

Quella scritta dai coniugi Papo è la quarta opera dedicata alla storia dell’Ungheria apparsa sul mercato italiano negli ultimi otto anni, dopo un più corposo volume curato nel 2000 dagli stessi aa. e le sintesi, relative alla sola Ungheria contemporanea, redatte da Pasquale Fornaro e Antonello Biagini nel 2006. Sulle orme della loro opera precedente, gli aa. elaborano una cronaca puntuale dei principali eventi della storia ungherese più recente, partendo da una data fortemente periodizzante quale il 1867, anno in cui la Monarchia asburgica assunse un carattere dualista in seguito al Compromesso con la nobiltà ungherese. I sei capitoli del testo riflettono un impianto manualistico e scandiscono in modo limpido le fasi e le principali cesure (1918-19, 1945, 1956, 1989), con grande attenzione per date, personaggi ed elementi toponomastici rilevanti. Rispetto alla maggior parte delle sintesi sinora apparse sul mercato italiano ed anche internazionale, l’opera si distingue per un equilibrio di giudizio sull’era horthyana (1920-1944), frutto di una ricezione delle più recenti tendenze storiografiche ungheresi, e per la particolare importanza accordata alla rivoluzione del 1956, un evento durato poche settimane che occupa tuttavia l’intero capitolo 5. Anche in questo caso, all’utilizzo della letteratura italiana, e in particolare di Federigo Argentieri, si affiancano i migliori specialisti ungheresi (Békés, Borhi, Rainer) sulla storia ungherese nei primi anni della guerra fredda. L’unico appunto che è possibile muovere rispetto al problema delle proporzioni riguarda il trattamento riservato agli anni, indubbiamente cruciali anche per gli sviluppi storici successivi, compresi fra il 1938 e il 1944, che la narrazione sacrifica e condensa in poche pagine. La ghettizzazione e l’olocausto di oltre 400 mila ebrei ungheresi nella primavera del 1944 vengono appena menzionati, mentre compaiono imprecisioni lessicali anche gravi, risultato di traduzioni errate dall’ungherese (ad esempio «servizi di lavoro» a p. 70, al posto di «lavori forzati») e inusuali per un testo redatto con cura. Da lodare invece il tentativo degli aa. di mitigare l’impatto di un impianto narrativo di stampo manualistico con un intelligente intreccio fra histoire-bataille e presentazione delle principali tendenze artistiche, letterarie e musicali che attraversarono il ‘900 ungherese. Il libro rinuncia a offrire un’interpretazione globale delle vicende ungheresi e colloca solo sporadicamente la storia di questo paese nel più ampio contesto centro ed est-europeo. Il lettore troverà piuttosto una cronaca documentata, quasi sempre precisa e aggiornata, che molto deve al positivismo storico che generalmente informa le grandi sintesi storiche ungheresi, a partire da quella curata dall’Accademia delle Scienze negli anni ’80 fino alla più recente e fortunata opera di Ignác Romsics, disponibile anche in edizione inglese.

Stefano Bottoni