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Gli editori del papa. Da Porta Pia ai Patti Lateranensi

Maria Iolanda Palazzolo
Roma, Viella, 162 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2016

Alla storia sociale, politica, culturale, che caratterizza la stagione del Risorgimento
italiano e dell’aspro confronto tra papato romano e istituzioni statuali dopo la presa di
Roma (1870), ma anche dei tentativi conciliaristi e cattolico-liberali; alla storia religiosa
e alla storia teologico-culturale che segna le vicende della crisi modernista, si intreccia la
storia dell’editoria, che con quelle prospettive interagisce, sia pure con le sue specificità,
le sue dinamiche, i suoi obiettivi, così interni alla produzione della cultura e insieme al
sistema economico, con particolare riferimento al mercato librario. Il saggio di Palazzolo
ne offre un contributo ben documentato, scritto elegantemente, articolato in capitoli che
procedono dal momento in cui la rottura tra Regno d’Italia e Chiesa cattolica diventa
clamorosa a quando con la «conciliazione» lo scontro si conclude.
Il volume, seguendo il dipanarsi delle vicende del cattolicesimo e in particolare del
papato dal punto di vista della storia dell’editoria, mostra come i due piani, anche nei loro
elementi più prosaici – per esempio l’esistenza di precisi riferimenti curiali che «sponsorizzavano
» dall’interno della Santa Sede l’uno o l’altro tra gli editori che competevano
per accreditarsi agli occhi dei papi; o gli interessi commerciali che si intrecciarono con le
dinamiche proprie della crisi modernista e i sospetti di deviazioni dottrinali –, interagirono
con i risvolti più strettamente pertinenti agli sviluppi della storia del cristianesimo,
alle diatribe teologiche (nella fase precedente la condanna del modernismo da parte di Pio
X nel 1907, autori del filone riformistico religioso come Duchesne, Minocchi, Semeria,
Buonaiuti, trovarono ospitalità nei cataloghi degli editori più vicini alla Santa Sede), al
posizionamento politico-culturale del vertice della Chiesa romana. Ne risulta una ricostruzione
suggestiva, attenta a ricomprendere nelle sue varie articolazioni le strategie di
comunicazione e gli strumenti utilizzati dal papato dopo la fine dello Stato pontificio.
I grandi protagonisti di cui il volume segue l’attività sono dapprima Marietti, nella
transizione dal papa re al romano pontefice autodichiaratosi prigioniero dell’Italia, poi –
mentre la politica culturale di Leone XIII comporta il rilancio della Tipografia Vaticana
– le filiali romane di tre vivaci editrici straniere, la belga Desclée, la tedesca Pustet, la francese
Alfred Mame, a partire dalla fine dell’800. Nel 1905 si costituì l’Unione Tipografico
Libraria Cattolica come strumento di coordinamento tra gli editori cattolici. Il percorso
si conclude con l’avvio della Libreria Editrice Vaticana (1926). Con essa la Santa Sede si
dotava di una moderna casa editrice, autonoma sul piano finanziario, al servizio di una
efficace diffusione degli atti ufficiali e degli interventi più significativi del magistero romano,
in un contesto che lasciava presagire un nuovo mutamento radicale, per via dei Patti
lateranensi del 1929, per cui già allora erano in corso le trattative.

 Giovanni Vian