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Gottfried Solderer (a cura di) – Das 20. Jahrhundert in Südtirol, vol IV, Autonomie und Aufbruch – 2002

Gottfried Solderer (a cura di)
Bolzano, Edition Raetia, pp. 600, ill., euro 600

Anno di pubblicazione: 2002

E’ il quarto volume della serie ?Das 20. Jahrhundert in Südtirol?, edita a partire dal 1999, per la Edition Raetia di Bolzano: vi si legge la storia degli anni Sessanta e Settanta sudtirolesi, dagli attentati dinamitardi a Gustav Thoeni. Proprio lo sciatore olimpionico, accompagnato da un giovanissimo Alexander Langer e dall’inescludibile Silvius Magnago, campeggia sulla sovracopertina del volume, a simboleggiare la fattura dell’opera. Risulta notevole, infatti, la parte iconografica, con centinaia di illustrazioni ed immagini, tutte catalogate ed inserite in un elenco dei fornitori, più di duecento tra istituzioni e privati (un indice per soggetti sarebbe stato più fruibile). Meno incisiva, tuttavia, la sostanza del volume, l’approfondimento storico, ridotto spesso ad una cronaca degli avvenimenti nell’ottica di narratori (è una collettanea) che risultano più volte succubi di giudizi etno-valoriali; peccato, perché gli argomenti sottoposti al lettore non mancano, a partire dalla collocazione internazionale della questione Alto Adige, trattata nel libro quale partita a scacchi tra genio autonomista/autodeterminista sudtirolese e miope arroganza italiana d’eredità fascista; le bombe, poi, e la susseguente repressione nel 1961-62, con gli attentatori dipinti come candide persone giustificate nelle loro azioni dalla causa per cui combattevano ed i torturatori della polizia italiana tanto feroci da meritare un paragone con i francesi ad Algeri (parallelo che troviamo quantomeno discutibile); il risveglio sociale del ?68, l’emergere della figura di Alexander Langer, cui viene riservato uno spazio legato più all’aneddotica che ai contenuti; l’autonomia amministrativa e l’esplosione delle pertinenze provinciali, che vengono dipinte come sgradite agli italiani, giudizio alquanto sommario, così come risulta evanescente la trattazione di punti nodali della situazione sudtirolese quali censimento etnico, proporzionale, patentino di bilinguismo (in Alto Adige i posti pubblici sono ripartiti per etnie, proporzionalmente ai risultati del censimento etnico, che si svolge ogni dieci anni ed obbliga ogni abitante della provincia a dichiararsi etnicamente pena esclusione dai pubblici uffici). In definitiva, per quanto affascinante sia la cura dell’edizione, questo volume, e con esso la serie intera, si contraddistingue per una sorta di vizio d’origine, che potremmo definire etnocentrismo sudtirolese: pare, insomma, che l’insegnamento di Langer non abbia lasciato traccia in chi ha curato l’opera, che verte troppo spesso sulla doppia dicotomia tedeschi-italiani/amici-nemici, dando patente di echte Südtirolertum solamente ai primi e dimenticando che, ormai da qualche anno, ci sono migliaia di Dageborene anche all’interno del gruppo linguistico italiano. Triste far notare che i volumi, nella patria del bilinguismo, sono editi esclusivamente in tedesco: la convivenza, prendendo spunto dal libro di Piero Agostini colpevolmente assente in bibliografia, è ancora rinviata.

Vanja Zappetti