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Grandi illusioni. Ragionando sull’Italia

Giuliano Amato, Andrea Graziosi
Bologna, il Mulino, 285 pp., � 16,00

Anno di pubblicazione: 2013

Giuliano Amato, docente di diritto costituzionale comparato, ex presidente del
Consiglio e più volte ministro, nel settembre 2013 nominato giudice costituzionale, e
Andrea Graziosi, docente di storia contemporanea e studioso dell’Unione Sovietica, hanno
scritto insieme questo saggio sull’Italia il cui titolo esplicita una tesi interpretativa che
lascia ben poco spazio all’ottimismo. Gli autori percorrono tutto l’arco della storia repubblicana,
a partire dalla ricostruzione nel dopoguerra dell’Italia che da paese contadino si
trasforma nel giro di un decennio in potenza industriale attraverso un processo di ascesa
straordinario e tumultuoso. Con grande cura nell’analisi dei dati – una costante in tutto
il lavoro – gli autori sottolineano che il progresso nel primo ventennio della Repubblica
«non è stato quindi solo un’illusione, o un’ideologia, ma una realtà concreta, di sorprendente
rapidità e di straordinarie proporzioni» (p. 9). L’illusione però sta nel corollario,
vale a dire nelle aspettative crescenti sintetizzabili nello slogan sessantottino, quel «vogliamo
tutto», «che sembrava a suo modo realistico» (p. 95). Ad alimentare questa illusione
contribuisce la classe politica che negli anni della crescita non si preoccupa di aumentare
le entrate, convinta che la spesa in deficit sia una sorta di peccato veniale destinato invece
a ipotecare il futuro. In questo futuro viene a mancare quell’energia che era stata
sprigionata soprattutto dalle condizioni eccezionali del «miracolo economico» italiano,
esterne – congiuntura internazionale favorevole, anche da un punto di vista valutario – ed
endogene – passaggio dalla società rurale alla società industriale, baby boom. Tutti fattori
che non esistono più sul finire degli anni ’60 e nei ’70 quando la decelerazione comincia
a farsi evidente, anche se una parte significativa e politicamente trasversale delle élite
politiche, culturali, economiche e sindacali rifiutano per molti anni di fare i conti con la
realtà. Né si fanno i conti con l’ulteriore svolta del decennio successivo che rappresenta
una sfida ancora più grande da affrontare; e quando questi problemi si fanno ineludibili,
emerge tutto il ritardo intellettuale e politico accumulato. Amato e Graziosi si soffermano
analiticamente sui fenomeni economici, sociali, politici e istituzionali che ostacolano o
sostengono lo sviluppo dell’Italia, con particolare attenzione al calo demografico. Le note
di pessimismo che chiudono questa sintesi densa, questo affresco in bianco e nero dove
alla fine sono più le ombre a prevalere, si possono riassumere nella inadeguatezza del
quadro nazionale a risolvere la questione della crescita; una inadeguatezza che nasce dalla
insufficienza delle energie interne rispetto al nuovo mondo globale con il quale l’Italia
deve comunque confrontarsi.

Simona Colarizi