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Guadalajara. I volontari italiani fascisti e antifascisti nella guerra di Spagna

Leonardo Pompeo D’Alessandro
Roma, Carocci, 274 pp., € 28,00

Anno di pubblicazione: 2017

Dopo l’Introduzione che ripercorre la memoria del volontariato antifascista e fascista, D’Alessandro dedica il primo capitolo alle fasi del coinvolgimento dell’Italia fascista nel contesto della tempestiva internazionalizzazione del conflitto, all’impatto che esso ebbe sul regime, sul paese, sull’esilio e sui partiti antifascisti. Nel secondo tratta della mobilitazione antifascista e delle sue motivazioni. Speculare al secondo è il terzo, che dirige lo sguardo su legionari e militari inviati in Spagna da Mussolini, riprendendo l’antica querelle sul tasso di volontarietà della partecipazione fascista. Un dibattito che, arricchito da nuove fonti e osservazioni pertinenti, conferma il carattere plurale delle motivazioni, tra le quali non fu certo priva di peso quella di chi volontario partì davvero per la fede che nutriva nel fascismo e nel duce. Il quarto capitolo dedica cenni alla battaglia di Guadalajara e le altre pagine all’efficace sforzo propagandistico degli italiani della Brigata Garibaldi e alla «rieducazione» dei militi del Ctv fatti prigionieri durante gli scontri. Questione di notevole interesse sulla quale l’a. si era già soffermato anni fa. L’ultimo capitolo ha per oggetto la ricaduta della battaglia di Guadalajara sul piano internazionale, l’uso che ne fece l’antifascismo in Italia, l’operazione con la quale Mussolini trasformò quella che a tutti gli effetti fu la prima sconfitta del fascismo (anche se non decisiva come l’antifascismo volle raffigurare) in una vittoria del regime e, infine, il rimpatrio dei prigionieri.
La storiografia sull’argomento, da De Felice e Coverdale, passando per Saz e Tusell, i vari contributi di Ranzato e la sintesi di Ceva, è andata negli ultimi tempi accentuando la visione dal basso della partecipazione italiana con i lavori di Enrico Acciai e Javier Rodrigo, per non dire degli studi pubblicati dall’Istituto storico grossetano della Resistenza. Su questa linea si colloca la monografia di D’Alessandro, apprezzabile soprattutto per le fonti utilizzate (memorialistica, lettere ai familiari, rapporti dei prefetti, ecc.), in gran parte provenienti dall’Acs, dall’Ufficio Spagna del Ministero degli Esteri e dalla Fondazione Gramsci, che attraverso le testimonianze e il vissuto dei combattenti nei due campi, con le loro convinzioni, passioni, euforie e delusioni, compongono la polifonia corale dell’Italia della seconda metà degli anni ’30 di fronte alla guerra spagnola.
L’a. considera Guadalajara come momento di svolta decisivo perché segnò la fine del vlirsi delle campagne internazionali a favore della Repubblica. Sbaglierebbe, però, chi volesse vedere in questo momento di svolta qualcosa di decisivo per l’esito della guerra. Da questo punto di vista è bene non confondere la storia dell’Italia fascista (di cui si occupa il bel volume), con la storia della guerra civile e della Repubblica, le cui speranze crollarono oltre un anno dopo, con il patto di Monaco e la sconfitta dell’esercito repubblicano sulle sponde dell’Ebro.olontariato, portò alla ristrutturazione del Ctv, anticipò di qualche mese il disimpegno sovietico e l’affievo

Alfonso Botti