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Guglielmo Pellizzoni – Curia arcivescovile udinese e regime fascista. Dall’insediamento di mons. Giuseppe Nogara alla soglia della seconda guerra mondiale. 1928-1940 – 2005

Guglielmo Pellizzoni
Udine, Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione, pp. 159, eu

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume, riepilogativo di una ricerca più ampia e non del tutto fornito dei consueti requisiti scientifici, a cominciare dal riferimento agli studi più recenti sui rapporti tra Chiesa e regime, si deve all’interesse per la storia locale di un anziano insegnante, che ha partecipato alla Resistenza e ha militato nelle file del PCI, come consigliere comunale e consigliere provinciale di Udine. Attraverso i giornali dell’epoca e i documenti reperiti negli archivi udinesi e nell’Archivio centrale dello Stato di Roma, l’autore ripercorre le attività del mondo cattolico friulano in età fascista, dando rilievo ai condizionamenti prodotti dai provvedimenti governativi e dalle pressioni dei gerarchi. In particolare si sofferma sulle relazioni che l’arcivescovo Giuseppe Nogara ha intrattenuto con le autorità del regime.
Ne emerge la concorrenzialità tra associazioni cattoliche e organizzazioni fasciste, specie per quel che concerne la formazione giovanile. Tensioni e contrasti hanno coinvolto anche l’Azione cattolica friulana, per la volontà dei dirigenti del Fascio locale di inquadrare globalmente la gioventù. Tuttavia i rapporti fra autorità ecclesiastiche e autorità civili non sono stati conflittuali, e anzi si sono rafforzati con la nomina ad arcivescovo di Nogara. Il quadro friulano, insomma, sembra confermare diverse acquisizioni storiografiche relative al più ampio contesto italiano, evidenziando lo scontro del 1931 sull’Azione cattolica e la presa di distanza dalle leggi razziali. Il volume registra la condivisione della campagna coloniale e l’appoggio alla Spagna franchista, mentre rileva l’opposizione di parecchi sacerdoti alle disposizioni che vietavano l’uso della lingua slovena nella vita liturgica delle valli del Natisone e del Torre e di quella tedesca nella Val Canale.
L’obiettivo è quello di ?dimostrare che anche a Udine, clero e regime hanno marciato all’unisono? (p. 8) e di rimproverare a Nogara, che pure ha fatto del rafforzamento dell’Azione cattolica uno degli obiettivi del suo episcopato, l’adesione al fascismo e l’incapacità di difendere gli interessi del mondo cattolico dai soprusi fascisti. L’analisi tende dunque ad avallare, specie per la seconda metà degli anni Trenta, la prospettiva che sottolinea l’esistenza di una dicotomia tra vertice e base cattolica, in questo caso traducibile in atteggiamenti divergenti nei confronti del regime. Naturalmente non si mette in dubbio l’esistenza di una pluralità di posizioni. Sembra però di dover rilevare una certa ingenuità interpretativa, che forse non permette di tener conto di un quadro complesso, in Friuli come nel resto del paese. In realtà, il nodo del rapporto tra Chiesa e regime non si capisce alla luce della semplice distinzione tra alcune frange del livello associativo e le propensioni dei vertici, ma implica un intreccio complicato di relazioni, trame e disegni che andrebbero riscoperti e vagliati, se l’intento è quello di valutare il coinvolgimento del mondo cattolico nel regime fascista.

Maria Bocci