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Guido Gonella – Diario del ’43. La principessa di Piemonte e la caduta del fascismo – 2002

Guido Gonella
Roma, Edizioni della Cometa, pp. 64, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2002

Questo Diario di Gonella, amico e stretto collaboratore di De Gasperi, ha l’attrazione dei documenti, che ci riportano con immediatezza all’interno di eventi registrati nel momento stesso in cui sono vissuti. E’ il resoconto degli incontri che l’autore ebbe con la Principessa di Piemonte, Maria José, che tentò con ansia crescente, fra il giugno e il luglio del ’43, di fare uscire l’Italia dalla guerra con il minor danno possibile per la monarchia e per il Paese, attraverso un negoziato segreto con gli Anglo-americani.
Le vicende in linea di massima sono note, ma il Diario ? che va dai primi di giugno alla caduta di Mussolini ? ci consente di rivederle più da vicino, con la comparsa di vari personaggi, in prima linea la marchesa G. Benzoni che, pur repubblicana, fu “segreto consigliere” della Principessa, presentandole intellettuali antifascisti come R. Mattioli, U. Zanotti Bianco, N. Papafava, C. Marchesi, G. Pintor, G. Dore. Le trattative con gli inglesi si sarebbero dovute svolgere con la mediazione del Portogallo di Salazar, ma l’operazione fu avviata con disinvoltura incredibile. L’ambasciatore portoghese presso la Santa Sede, A. Pacheco, ne diede comunicazione a Lisbona con un telegramma cifrato (?Principe di Piemonte desidera intavolare trattative di pace?) che fu subito intercettato dal servizio segreto militare italiano. Fu cortesia e avvedutezza tenere tutto nascosto. Ma tutta la vicenda è un rincorrersi di contrattempi, di equivoci, di malintesi. La ricerca di un emissario capace ed autorevole divenne un’impresa. Lo stesso Mattioli, proprio per la sua notorietà, declinò l’invito: avrebbe potuto suscitare più di un sospetto.
Gonella fu un po’ l’educatore della Principessa al senso politico, accompagnandola a poco a poco ad accettare l’idea di una Reggenza democratica antitriplicista, in cooperazione con l’Inghilterra.
La Principessa si allarmò quando seppe che Osborne, ambasciatore inglese presso la Santa Sede, parlava di un anno di guerra che l’Italia avrebbe dovuto combattere contro la Germania sul proprio suolo. Previsione che Gonella cercò di ammorbidire, facendo balenare, in luogo del capovolgimento di fronte con il passaggio arme e bagagli all’altra parte, l’idea di una possibile non belligeranza, benevola verso gli inglesi, nel caso in cui non avessero attaccato l’Italia: ciò li avrebbe sollevati dal ?peso dell’occupazione?.
Troppi scrupoli, esitazioni e domande affollavano la mente della Principessa, che alla fine si lasciò convincere, anche a causa del precipitare degli eventi, dopo lo sbarco degli inglesi in Sicilia. L’idea di Gonella era che si presentasse agli inglesi come l’esponente dell’opposizione. ?La permanenza della Principessa e dei figli a Roma ci può salvare ? aggiungeva ? dall’altro danno che sarebbe l’eliminazione della monarchia?. La ?passiva alleanza del Re e dell’esercito con il fascismo?, fu l’ultima argomentazione che convinse Maria José, «non ci salverà dall’evitare la pace incondizionata?.
Nel settembre ’93, a N. Caracciolo che la intervistò, Maria José, ripensando all’intensa drammatica vicenda di quei mesi, per raggiungere l’obiettivo che le stava a cuore, di una resa senza condizione, ammise con rimpianto: ?Forse avrei potuto entrare nella Resistenza?.

Gabriele De Rosa