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Guido Melis (a cura di) – Le élites nella storia dell’Italia unita – 2003

Guido Melis (a cura di)
Napoli, CUEN, 2003, pp. 319, euro 18

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume, pubblicato dalla Società per gli studi di storia delle istituzioni e dall’Istituto Suor Orsola Benincasa, riporta gli atti di un convegno che con lo stesso titolo si è svolto a Napoli nell’autunno del 2000.
Ma non è soltanto perché è il frutto di un convegno, eterogeneo come tutte le imprese collettanee, che di questo volume è difficile rendere in breve spazio il senso complessivo. E non è soltanto perché è il frutto degli sforzi della Società per gli studi di storia delle istituzioni che il suo baricentro cade ben dentro il terreno politico.
In realtà, l’uno e l’altro carattere del libro dipendono da altrettanti caratteri che, nei decenni, hanno esibito le classi dirigenti italiane. Di queste élites già nell’introduzione Melis sottolinea la natura alluvionale. E il tema riemerge poi attraverso pressoché tutti i contributi. Ulteriormente amplificato dal paragone sempre presente con la Francia e la Gran Bretagna: paesi che, seppure attraverso due percorsi assai diversi, hanno invece formato, selezionato e reclutato le élites in maniere ben più istituzionalizzate ? più visibili, perciò, e anche relativamente più agevoli da studiare.
Tutti i saggi compresi nel volume poi, anche quelli che ragionano su categorie non direttamente legate allo Stato come i professionisti, i giornalisti o gli scienziati, dedicano ampio spazio al rapporto che quegli spezzoni di classe dirigente hanno intrattenuto con la politica. Il che, come ho già accennato, dipende senz’altro dall’impostazione che al convegno e alla pubblicazione ha voluto dare la Società per gli studi di storia delle istituzioni ? impostazione per la quale dal volume mancano saggi dedicati alle élites economiche. E conferma però anche, per l’ennesima volta, in quale modo abbiano funzionato nella storia dell’Italia unità i rapporti fra società civile e Stato.
Eterogeneità dei percorsi di formazione delle classi dirigenti e centralità della politica e del potere pubblico: da questa scheda, dirà chi la legge, non sto certo imparando qualcosa di nuovo. Eppure proprio qui mi sembra debba essere cercata la sostanza unitaria del volume. Qui, e nel metodo: ossia nell’integrazione certamente feconda fra storia delle istituzioni, storia politica e storia sociale che più o meno tutti i saggi contenuti nel volume perseguono, recuperando le fila e riassumendo i risultati di percorsi storiografici che negli ultimi anni hanno visto uno sviluppo non indifferente.
Sia chiaro: non sto affatto dicendo che in Le élites nella storia dell’Italia unita manchino spunti d’interesse. Sto soltanto dicendo che quanto se ne impara riguarda le singole parti di un quadro, come quello delle classi dirigenti italiane, che non solo è frammentato, ma la cui frammentazione deve esserne criterio di analisi storiografica. E che questa frammentazione non può certo essere restituita in tremila battute altro che per cenni.

Giovanni Orsina