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Guido Verucci – Idealisti all’Indice. Croce, Gentile e la condanna del Sant’Uffizio – 2006

Guido Verucci
Roma-Bari, Laterza, XII-272 pp., euro 38,00

Anno di pubblicazione: 2006

Nel 1934 la Congregazione del Sant’Uffizio inseriva l’opera omnia di Benedetto Croce e Giovanni Gentile nell’Indice dei libri proibiti. Grazie ad una vasta documentazione inedita, comprendente i fascicoli dei processi a Croce e Gentile custoditi nell’Archivio dell’ex Sant’Uffizio, ora Congregazione della fede, Guido Verucci ricostruisce con maestria quell’episodio. Al centro dell’opera, è «lo scontro fra la neoscolastica da un parte, l’idealismo e l’attualismo gentiliano dall’altra» (p. VII): campo di battaglia principale, la politica scolastica. La riforma attuata da Gentile nel 1923, dopo un iniziale plauso da parte cattolica, ben presto suscitò le critiche della «Civiltà Cattolica». Più sfumata era la posizione di padre Agostino Gemelli, uno dei massimi beneficiari della politica di Gentile che, da ministro, riconobbe ufficialmente l’Università Cattolica di Milano. È solo nel 1929, con la firma del Concordato, che la «Civiltà Cattolica» e Gemelli combattono uniti per togliere alla riforma Gentile ogni ispirazione filosofica in senso attualistico, dandole invece un’impronta neoscolastica. Infatti, anche grazie ad un’analisi dei manuali scolastici condotta dal Sant’Uffizio, la Chiesa era giunta alla conclusione che la riforma del 1923 aveva sì consentito una «cattolicizzazione» soddisfacente nelle scuole elementari, com’era del resto negli intenti di Gentile, ma tale processo era sostanzialmente fallito nelle secondarie, dove l’influenza idealistica e attualistica rimaneva assai forte. Nel 1932 il Sant’Uffizio condanna la Storia d’Europa di Croce, appena pubblicata, e apre i fascicoli contro tutta l’opera crociana e contro quella di Gentile: quest’ultima viene analizzata da Gemelli in un’importante relazione inclusa nell’appendice documentaria posta a fine volume. Si arriva infine alla condanna del giugno 1934: il sempre maggiore isolamento di Gentile all’interno del fascismo facilita la decisione del Sant’Uffizio. Nonostante il ruolo di Gentile in tutta la vicenda risulti determinante, Verucci dissente dall’interpretazione, sostenuta tra gli altri da Turi e Mangoni, per cui era Gentile il vero obbiettivo del provvedimento ecclesiastico e Croce un espediente «per equilibrare la posizione della Chiesa riguardo al fascismo e all’antifascismo» (p. 198): proprio la nuova documentazione dimostra che l’idealismo, di cui Croce rimaneva fondatore e principale esponente, con la sua pretesa di «superare» il cattolicesimo «traducendolo su un piano immanentistico» (p. 200), era il vero obbiettivo della Chiesa. Chiesa che, da questa battaglia, uscì, tuttavia, sconfitta: la cattolicizzazione della scuola superiore e dell’università fu limitata e continuò a prevalere la cultura idealistica, anche per un preciso interesse del fascismo «disposto al massimo a sostenere un’opera della Chiesa di conformità sociale e pubblica ai principi morali e religiosi cattolici» (p. 225). Verucci chiude così un libro che d’ora in poi costituirà un punto di riferimento nella valutazione di una vicenda cardine per la storia dell’Italia fascista e dei rapporti tra cultura laica e Chiesa cattolica.

Paola Carlucci