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Gypsies in Germany and Italy 1861-1914. Lives Outside the Law

Jennifer Illuzzi
Basingstoke, Palgrave Macmillan, VII-216 pp., £ 60,00

Anno di pubblicazione: 2014

Il volume ha l’obiettivo di spiegare attraverso quali meccanismi si è svolta la marginalizzazione e criminalizzazione delle popolazioni Rom nell’Italia liberale e nella Germania guglielmina tra fine ’800 e inizio ’900.
Utilizzando un approccio teorico mutuato da Giorgio Agamben, Carl Schmitt e James Scott, l’autrice sostiene in maniera convincente che sia in Germania sia in Italia le autorità di governo trasformarono di proposito i Rom in «homines sacri» spingendoli progressivamente in uno «stato di eccezione» al di fuori della legge. Il caso dei Rom è utilizzato per mostrare le contraddizioni tra l’ideale dell’universalismo della legge nello Stato liberale e le pratiche di esclusione provocate dalla creazione di comunità nazionali.
I casi di studio acutamente analizzati sono concentrati in particolare su Piemonte e Baviera. Mentre i funzionari italiani trovavano inconcepibile l’idea di Rom di nazionalità italiana e li consideravano «stranieri» per definizione, le autorità in Germania riconoscevano l’esistenza di Rom tedeschi, ma si dedicarono col tempo a limitarne la mobilità e spogliarli dei loro diritti.
Al cuore della tesi di Illuzzi è la difficoltà da parte dell’apparato burocratico e poliziesco dello Stato liberale di rendere le popolazioni Rom «leggibili» e identificabili. Illuzzi tocca le origini di un problema cruciale in Romani studies, cioè il dibattito sulla natura incerta delle categorie di «Rom», «zingaro» o «nomade» a seconda del peso attribuito a fattori etnici, comportamentali o di esclusione da parte dello Stato nella creazione dell’identità Rom. Illuzzi sostiene che le difficoltà delle autorità locali di applicare normative vaghe emanate da quelle centrali e l’impossibilità di distinguere i Rom da altri gruppi di girovaghi ampliò i poteri dell’esecutivo e creò uno spazio di azione repressiva al di fuori della legge.
Tre momenti esemplificano questo processo: il rifiuto da parte di Germania e Italia di legiferare a livello internazionale sulle espulsioni dei Rom; la radicalizzazione della repressione da parte dell’esecutivo italiano in occasione dell’emergenza sanitaria dell’epidemia di colera del 1910; l’incapacità della conferenza sui Rom tenutasi a Monaco nel 1911 di regolamentarne il trattamento da parte delle autorità regionali tedesche.
Nonostante i due termini della comparazione, Italia e Germania, sembrino alludere all’esito autoritario dei processi di nazionalizzazione nei due paesi, Illuzzi sostiene che è sbagliato cercare nel fascismo e nel nazismo le origini della persecuzione dei Rom. Al contrario, l’analisi si concentra sul periodo precedente e spiega come la loro marginalizzazione sia frutto delle contraddizioni dello Stato liberale. Resta tuttavia aperta la domanda se prevalgano continuità o rotture tra i processi descritti da Illuzzi nel periodo liberale e l’oppressione dei Rom durante nazismo e fascismo. Il volume è tuttavia un fondamentale contributo per la comprensione della criminalizzazione e marginalizzazione delle classi subalterne italiane e tedesche da parte dello Stato liberale.

Angelo Matteo Caglioti