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Hamit Bozarslan – La Turchia contemporanea – 2006

Hamit Bozarslan
Bologna, il Mulino, 150 pp., euro 11,00 (ed. or. Paris, 2004)

Anno di pubblicazione: 2006

Questo breve libro si contrappone frontalmente alla «storia sacra» che ancora largamente imperversa in Turchia, in particolare nelle scuole; ossia alla lettura agiografica e acritica del processo forzato di modernizzazione e di costruzione dello Stato nazionale che ha contraddistinto il regime kemalista. In tale programmatica contrapposizione sta il valore e il limite dell’opera.Quella della Turchia contemporanea, e soprattutto della Turchia repubblicana, è certamente una storia complessa e contraddittoria. Ma quel che manca nel libro di Bozarslan è proprio la dialettica, la contraddizione: il quadro dipinto da Bozarslan è compattamente, ossessivamente, negativo. La preoccupazione dell’autore non è storica ma politica, ed è quella di non fornire il benché minimo alibi storico, politico, culturale all’establishment che tuttora governa il paese. Questa sua preoccupazione lo conduce molto spesso al «peccato d’omissione». Egli sottolinea, per esempio, le propensioni filo-tedesche e filo-naziste largamente circolanti all’interno del governo e degli apparati nei primi anni della seconda guerra mondiale (p. 53), e fa bene, ma tace del tutto sugli appetiti manifestati dalla dirigenza sovietica nel 1940 a proposito degli Stretti e dei confini transcaucasici, e fa molto male. Oppure: accenna (p. 39) alle Case del Popolo, ma, negativamente, solo in riferimento alla loro funzione di «indottrinamento ideologico»; tralasciando di scrivere che esse furono chiuse nel 1951 dal governo Menderes in quanto centri di cultura laica e (anche sul piano sociale) progressista. Presentati i giovani turchi e il kemalismo come qualcosa di molto simile al male assoluto, Bozarslan è ovviamente piuttosto benevolo verso qualunque possibile anti-kemalismo. Tutti gli aspetti progressisti del regime kemalista, per esempio quelli relativi alla condizione femminile, sono trattati di malavoglia e messi se possibile in cattiva luce: in tal modo una vicenda storica profetica degli attuali giganteschi scontri interculturali, e quindi attualissima, viene relegata al piano assai più contingente degli pseudofascismi interbellici.La Turchia contemporanea è quindi, al contempo, sia un libro che molti turchi dovrebbero leggere (e tanto per cominciare dovrebbero poter leggere), per uscire dal «sonno dogmatico» a cui li induce la cultura ufficiale; sia un libro troppo unilaterale e «militante» per poter sostituire un’introduzione equilibrata e affidabile alla vicenda storica in questione e al suo significato. Da ultimo, un’annotazione tecnica. In generale l’edizione italiana di quest’opera, arricchita da una breve postfazione, si segnala per l’esattezza grafica e terminologica, tuttavia il leader socialdemocratico-nazionalista Ecevit è citato sistematicamente come Eçevit. Errore non presente nell’originale.

Lauro Grassi