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Helga Dittrich-Johansen – Le «militi dell’idea». Storia delle organizzazioni femminili del Partito Fascista – 2002

Helga Dittrich-Johansen
Firenze, Leo S. Olschki, pp. 277, euro 29,00

Anno di pubblicazione: 2002

Nel ricostruire il profilo delle organizzazioni femminili fasciste, l’autrice si colloca consapevolmente all’interno di quel filone d’indagine avviato dagli studi di Denise Detragiache, Stefania Bartoloni, Maria Fraddosio e Victoria De Grazia, al quale contributi recenti hanno offerto ulteriori spunti di riflessione.
La ricerca ? realizzata sulla base di fonti archivistiche, memorie e scritti, contenuti in periodici e pubblicazioni d’epoca ? mostra come alle fasciste della prima ora, sottoposte al processo di ?normalizzazione? operato dal regime, si sostituiscano ben presto le esponenti di un’aristocrazia e di un’alta borghesia nazionalista e conservatrice, pronte ad allinearsi alle direttive ufficiali e ben liete di collocarsi all’interno dell’orizzonte propagandistico-assistenziale definito dallo Statuto-Regolamento del 1921 e ribadito dalle successive disposizioni. Provviste di competenze in campo filantropico, impegnate nell’organizzazione di mostre e balli di beneficenza, allo scopo di reperire fondi ed integrare le scarsissime risorse provenienti dal centro, nobildonne e ricche borghesi ? osserva l’autrice ? conserveranno saldamente nelle proprie mani, negli anni della progressiva centralizzazione e burocratizzazione staraciana dell’organizzazione, le cariche direttive, malgrado la ?forzosa immissione di nuove iscritte reclutate per la maggior parte tra gli strati medi? (p. 105) e la progressiva ?professionalizzazione del servizio? (p. 154). L’attribuzione di funzioni dirigenziali, a livello periferico, alle esponenti di un ceto medio urbano composto in gran parte di insegnanti degli istituti superiori si renderà tuttavia necessaria all’indomani dell’istituzione di nuove sezioni e nuovi ?profili? ? Giovani Fasciste, Massaie Rurali, Operaie e Lavoranti a Domicilio, Visitatrici fasciste ? ed al moltiplicarsi delle figure funzionali previste dal nuovo organigramma dei Fasci Femminili nella seconda metà degli anni Trenta.
Delineati la struttura e le linee di sviluppo dell’organizzazione, l’operosità e il profilo delle ?militi dell’idea?, la studiosa si chiede se sia possibile riconoscervi i tratti di una ?élite dirigenziale al femminile composta da professioniste della politica, nel senso moderno del termine? (p. 222), s’interroga inoltre sulle motivazioni, il grado di coinvolgimento, i rapporti con l’intricato sistema di potere che queste realizzano. Ai quesiti posti, l’autrice tenta di fornire risposta analizzando il profilo di alcune dirigenti e interrogando le fonti utilizzate, ma queste non risultano in grado di evidenziare la dimensione ?soggettiva? dell’esperienza, la percezione che le funzionarie hanno del proprio ruolo o l’influenza ch’esse sono in grado di esercitare a proprio vantaggio. Il contributo offerto dal volume, nella ricostruzione delle vicende e del profilo ?sociale? del fascismo femminile e negli interrogativi ch’esso pone, stimolerà certamente ulteriori indagini capaci di fornire elementi utili a riguardo.

Sara Follacchio