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Histoire des intellectuels italiens au XXe siècle. Prophètes, philosophes et experts

Frédéric Attal
Paris, Les Belles Lettres, 768 pp., € 35,00

Anno di pubblicazione: 2013

Più volte Bobbio e Garin avevano invitato a superare la dicotomia tra «buoni» e
«cattivi» che ha segnato l’interpretazione dell’intellettuale italiano nella prima metà del
’900. In questo senso esplicito era stato l’invito dello stesso Bobbio a ritornare al lavoro di
Gramsci (Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura) come opera sempre fondamentale.
Da allora molta bibliografia, spesso di alta qualità, si è accumulata, tanto che oggi i
tentativi di inquadramento dell’intellettuale possono contare su molteplici ricostruzioni
puntuali.
Il libro si inserisce in questo vivace panorama, proponendo un’indagine fondata su
una prospettiva cronologica e tematica molto ampia: si tratta di uno studio svolto dai
primi vagiti vociani di inizio ’900 – sullo sfondo del lavoro di Croce e Gentile – sino
all’abbrivio del ventennio berlusconiano, cioè a dire tutto il ventesimo secolo. Pensato per
un pubblico francese, il testo è arricchito da una tavola sinottica (pp. 651-688), che raccoglie
gli eventi principali della storia italiana dall’Unità alle elezioni del 2006, unita a una
cospicua serie di brevi medaglioni biografici (pp. 477-650). Vi è inoltre un’utile sezione
di fonti (pp. 689-738), in cui la bibliografia si associa a un elenco degli archivi pubblici e
privati, non soltanto italiani, consultati.
L’a. costruisce il suo studio su una chiara griglia interpretativa, ripartendo la storia
degli intellettuali in cinque fasi, che corrispondono alle diverse parti del libro: nascita,
fascismo e antifascismo, intellettuali e comunismo nel dopoguerra, liberali, cattolici e
socialisti, contestazione e crisi. È una storia in cui i protagonisti, uomini di differenti generazioni
e di diversa formazione, sono indagati non tanto nel loro intero percorso, bensì
rispetto alla situazione e agli intellettuali coevi. Emerge una ricostruzione fatta di reazioni
e riposizionamenti rispetto alla vicenda nazionale: dalla neutralità o dall’interventismo,
alla questione del Mezzogiorno, dall’attuazione del dettato costituzionale alle proteste
studentesche. Il volume offre un panorama ricchissimo, in cui è possibile osservare con
chiarezza itinerari di singoli o di raggruppamenti, ma soprattutto valutare contrasti e
intrecci generazionali, in un costante sovrapporsi di biografie e di iniziative. Su tutte
il proliferare delle riviste, in cui si manifesta il tratto identitario di ogni intellettuale: la
scrittura.
Se la sfida può dirsi ampiamente vinta, la scelta di trattare uno sviluppo così ampio
porta con sé inevitabili interrogativi sul peso riservato a talune figure (ad esempio quella
di Pasolini, forse troppo compressa), magari perché sfuggenti rispetto a chiavi interpretative
comunque soggettive. Tuttavia non è col calibro degli studi particolari che va considerato
questo libro; piuttosto, esso sollecita approfondimenti e possibili integrazioni, ma
soprattutto discussioni. Il contributo più importante che il libro fornisce risiede forse nel
capitolo non ancora scritto: quello sull’oggi. Un invito implicito a considerare una storia
lunga un secolo come viatico per l’intellettuale del tempo presente.

Emanuele Pellegrini