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Histoire du Carnaval de Venise. XIe-XXIe siècle

Gilles Bertrand
Paris, Pygmalion, 360 pp., € 23,90

Anno di pubblicazione: 2013

L’a. è uno dei maggiori studiosi della storia del viaggio e del turismo in Europa. In
questo libro sulle trasformazioni di un cerimoniale urbano nel corso di un millennio,
rimette in discussione diverse prospettive che negli ultimi decenni hanno condotto storici
e antropologi a interessarsi ai fenomeni carnevaleschi e festivi. Per tutto questo lungo periodo
lo storico indaga – alla luce di concrete documentazioni, non di ipotesi inverificabili
su cosa la festa dovesse essere – la continua aggiunta o sottrazione di elementi ludicorituali
alla festa, cercando di individuarne destinatari e protagonisti, oltre alle variabili
letture simboliche che i contemporanei potevano farne. Non c’è dubbio che a Venezia per
tutto l’ancien régime il Carnevale sia stato innanzitutto una ritualità civica; anzi, indiscutibilmente
la prima in cui il patriziato fosse tenuto a esibire il proprio senso patriottico,
elargendo le proprie sostanze per coinvolgere in occasioni festive tutti i corpi sociali della
città e gli ospiti forestieri.
Dall’epoca napoleonica e poi dalle Restaurazioni austriache, il Carnevale del patriziato
decade rovinosamente, sostituito da altri rituali pubblici, che comunque rimettono
in funzione elementi spettacolari dei passati carnevali d’antico regime. E per tutto il XIX
secolo, il rapporto culturale tra la città e i suoi grandi flussi di visitatori si proietta con
enorme sfoggio di nostalgia verso il passato – soprattutto verso un XVIII secolo idealizzato
attraverso la riproduzione frenetica di sue immagini festive – di questa ex capitale
dove rievocazioni più o meno stanche e fantasiose dei riti carnevaleschi, spesso al di fuori
del canonico periodo invernale, hanno ancora un ruolo di evidente rilievo. L’impegno
degli intellettuali cittadini nel recuperare documentazioni delle passate feste veneziane
impronta – da allora fino ad oggi – tutto un laborioso lutto per la perdita del ruolo che
Venezia aveva nel Mediterraneo: operazione nostalgica che coinvolge anche una parte rilevante
dell’intellettualità europea, consumatrice vorace di immagini di nobili e popolani
veneziani in maschera, che ciascuno interpreta poi secondo proprie mitologie.
Col passaggio di regime avvenuto dopo la terza guerra d’indipendenza nazionale, il
Carnevale del 1867, alla presenza di Garibaldi, verrà preparato come massimo momento
di sfoggio festivo di tutto il secolo. In seguito, altri momenti di ritualità cittadina, a
cominciare dalle mostre di arti figurative, cinema e teatro, prenderanno il posto dei riti
propriamente carnevaleschi nell’esibire il ruolo nazionale e internazionale della città, magari
riutilizzando singoli elementi delle feste passate, a cominciare dalle regate e da altre
cerimonie sull’acqua. Fino al rilancio programmato del Carnevale veneziano dal 1980:
un nuovo slancio che presto si rivela il richiamo per un’ennesima invasione di turisti
alla ricerca di stereotipate e anacronistiche immersioni in un fantasioso passato fatto di
effervescenze festive.

Marco Fincardi