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Hubert Heyriès – Les militaires savoyards et niçois entre deux patries 1848-1871. Approche d’histoire militaire comparée: armée française, armée piémontaise, armée italienne – 2001

Hubert Heyriès
Montpellier, Université Paul Valéry-UMR 5609 du CNRS, pp. 575, euro 29,73

Anno di pubblicazione: 2001

Dal punto di vista del contenuto questa ampia ricerca dottorale si impone d’ora in poi come fondamentale per ogni futuro studio di storia militare contemporanea italiana, in particolare sull’Italia liberale. Ma tale merito non deve oscurare l’altro, e per certi versi ancora maggiore, di essere ? dal punto di vista del metodo ? un’opera per molti versi modello, con pochi nobili precedenti ma che, si spera, possa avere molti tentativi di imitazione o di applicazione (e non solo in Italia).
L’oggetto specifico dello studio può apparire minore: la vicenda dei militari savoiardi e nizzardi prima e soprattutto dopo l’Unità d’Italia, costretti a scegliere fra due patrie: quella ?italiana? e quella francese. Il punto di partenza, come ben si immagina, è un’accurata prosopografia di un gruppo regionale e sociale. Ma, a partire da questo spiraglio, lo studio si slarga e ripercorre in documentatissime pagine la storia sociale di una comunità, la storia militare di due eserciti, quella politica di due Stati, quella culturale di due miti. Già, perché due elaborazioni diverse finirono per accreditarsi sui due versanti della stessa frontiera a proposito degli stessi ufficiali, delle stesse famiglie e ? se si vuole ? quasi degli stessi uomini. Da parte italiana gli ufficiali che optarono per Torino fecero fortuna, ebbero carriere veloci e prestigiose, furono circondati da una fama di combattenti fedeli al re e ?senza macchia e senza paura?; dall’altra parte invece gli ufficiali che poi optarono per Parigi ? tutto sommato con la stessa preparazione, dalla stessa estrazione sociale ecc. ? furono invece dall’esercito francese, se non proprio accolti di malavoglia, appena tollerati. Il tema della costruzione nazionale è qui centrale. Ma interessanti sono anche le pagine, fra i tanti temi toccati, sul confronto di quei due opposti miti con l’esame dell’effettivo rendimento bellico di questi ufficiali (per gli uni nel 1849, in Crimea, nel 1859; per gli altri nel 1870-71).
Se in Italia si è di recente, talora, (ri?)fatta la storia del Risorgimento basandosi su una documentazione non sempre amplissima e con tesi non del tutto nuove, davvero fresco e innovativo è questo lavoro che riesce a rinnovare laddove si sarebbe detto quasi impossibile, cioè l’apparentemente immobile vecchia storia militare degli eserciti e delle campagne risorgimentali. A partire da una documentazione tutta nuova, montata con grande cura (quasi eccessivo il senso di equilibrio dell’autore, in un volume articolato in tre parti, ciascuna di tre capitoli, ciascuno su tre parti, ciascuna su tre paragrafi!), i risultati storiografici di quest’opera illuminano invece un tratto ampio, e di lunga durata, della storia delle storia delle forze armate (e dello Stato) dell’Italia liberale. Un ulteriore esempio, se ce ne fosse bisogno, della maturità della storia militare (non solo francese).

Nicola Labanca