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I copti nell’Egitto di Nasser. Tra politica e religione (1952-70)

Alessia Melcangi
Roma, Carocci, 270 pp., € 29,00

Anno di pubblicazione: 2017

Si può leggere questo importante volume seguendo diverse prospettive, tutte estremamente
interessanti. La storia della minoranza cristiano-copta in Egitto, la più importante
nel Vicino Oriente e nel mondo arabo (10 per cento della popolazione egiziana) che
a sua volta s’inserisce a pieno titolo nella più ampia storia dello statuto delle minoranze
religiose all’interno del mondo arabo-musulmano. Il ruolo delle minoranze religiose nel
processo di nation building dell’Egitto. La storia dello stimolante confronto scontro fra il
ra’īs Abd al Nasser e il patriarca Cirillo VI.
L’analisi dell’a. si pone come obiettivo il superamento della narrazione ufficiale, quella
di una comunità copta soffocata e perseguitata, in un momento storico di fondazione di
uno Stato secolare, basato su ideologie laiche e forti come il nazionalismo, il panarabismo,
il socialismo. In realtà fu un rapporto, quello fra Stato nasseriano e comunità copta, molto
più complesso: da un lato la seconda non era affatto unita e il patriarca aveva bisogno del
supporto del ra’īs per mantenerla coesa; dall’altra Nasser – il cui pragmatismo politico lo
portò a non sottovalutare affatto il contributo politico dell’importante comunità religiosa
– si affidò proprio a Cirillo VI per conquistarne il consenso durante la sua straordinaria
ascesa politica e personale.
Molto opportunamente l’a. suddivide la storia della comunità copta nel periodo indagato
(1952-1970) in tre fasi, che seguono le vicende politiche dell’Egitto repubblicano:
gli anni immediatamente seguenti la Rivoluzione degli Ufficiali liberi (1952-1953) con
Neguib presidente, sono quelli della riconsiderazione del ruolo dei copti nel nuovo Egitto
repubblicano e rivoluzionario; la seconda fase (1954-959) coincide con l’ascesa politica
inarrestabile di Nasser e l’elezione nel 1959 del nuovo patriarca Cirillo VI sancendo la
costruzione di una solida alleanza fra Chiesa copta e governo nasseriano (basterebbero le
pagine che descrivono l’appoggio incondizionato delle istituzioni, della stampa e dei leader
copti durante la guerra di Suez nel 1956 per testimoniare questo momento di grande
vicinanza, quando ricomparve la bandiera con la mezzaluna che racchiude la croce, come
ai tempi della lotta comune contro la dominazione britannica). E infine, la terza fase
(1959-1970), quella dell’alleanza politica, culminata dapprima con un periodo di particolare
visibilità del fervore religioso cristiano, sancito anche dall’affaire delle apparizioni
della Vergine nell’aprile del 1968, e poi con la spettacolare inaugurazione della cattedrale
di San Marco nel giugno del 1968.
Grazie all’utilizzo di una ricca bibliografia europea e araba e a un gran lavoro di
ricerca d’archivio, sia su fonti copte, sia su fonti ufficiali – diplomatiche, archivistiche e
bibliografiche – egiziane, l’a. traccia un duplice percorso che consente di descrivere la storia
della Chiesa copta nelle sue dinamiche interne e nei suoi rapporti con l’establishment
nasseriano. Una lettura utile e necessaria a comprendere, come sempre succede ai migliori
contributi di storia, le complesse e talvolta sconcertanti dinamiche attuali.

Patrizia Manduchi