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I demoni del Mezzogiorno. Follia, pregiudizio e marginalità nel manicomio di Girifalco (1881-1921)

Oscar Greco
Soveria Mannelli, Rubbettino, 256 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2018

Le istituzioni manicomiali, che conoscono un grande sviluppo nella seconda metà dell’800, sono anche un capitolo della costruzione del nuovo Stato nazionale. Il case-study esaminato, l’ospedale di Girifalco fondato nel 1881, non solo diviene in breve tempo una struttura di rilievo del Mezzogiorno, ma è parte del processo di Nation Building in quanto istituzione atta a promuovere un modello di cittadinanza fondato sui valori del lavoro, dell’istruzione, della moderazione, dell’ordine e della salute. Nascondere i «non presentabili», le individualità dissonanti rispetto a questo ordine normativo è una delle finalità del progetto. Questa la lettura di Oscar Greco. Non solo: siamo in pieno Mezzogiorno e il peso delle riflessioni di Cesare Lombroso risulta cruciale. La documentazione archivistica mostra come le anomalie siano ricondotte a un fattore razziale: calabresi e meridionali in genere costituiscono una razza a sé, inferiore, primitiva, particolarmente instabile sul piano emotivo, tendenzialmente criminale. Il discorso scientifico non resta isolato, ma trova nel racconto giornalistico e letterario una valida cassa di risonanza: il caso del giovane criminale Misdea, raccontato sui giornali da Edoardo Scarfoglio ne è un esempio eccellente. La presenza di Levi Bianchini, reduce dal Congo e forte delle sue riflessioni sull’inferiorità razziali dei negri, arricchisce ulteriormente il quadro.
Il Sud è segnato prepotentemente anche dall’emigrazione il cui nesso con la malinconia è ben tematizzato; validissima la scelta dell’a. di analizzare anche chi resta (le donne spesso) perché diversamente segnato dalla separazione.
Proprio le donne ricoverate costituiscono solo un terzo del numero complessivo degli internati, un dato di un certo interesse. Anch’esse sono sottoposte alle indagini antropometriche e al vaglio delle categorie lombrosiane, che in questo caso però soccombono sotto il peso dei più radicati timori moralistici: costumi sessuali e sentimenti materni irregolari, esaltazioni emotive di varia natura legittimano infatti il loro internamento.
Oltre alle consuete terapie fisiche (bagni, calmanti, bromuro, morfina), l’istituto diviene uno dei maggiori centri in cui si applica su larga scala l’ergoterapia; anche in questo caso a ciascuno il suo ruolo: lavori domestici alle donne, prevalentemente agricoli per gli uomini.
Greco dedica un ultimo capitolo ai tanti soldati del primo conflitto mondiale affetti da «nevrosi da guerra», soffermandosi su alcuni aspetti meno noti: l’acquisizione dei tratti fanciulleschi, la scarsa virilità, la «natura isterica».
Ancora una volta le fonti manicomiali non deludono: referti clinici, carte di polizia, scritti autografi dei pazienti, carteggi con i familiari restituiscono un quadro molto variegato capace soprattutto di mettere in relazione medici e pazienti, così come codici differenti di saperi stratificati.

Vinzia Fiorino