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Il capitalismo in un contesto ostile. Faide, lotta di classe, migrazioni nella Calabria tra Otto e Novecento

Giovanni Arrighi, Fortunata Piselli
Roma, Donzelli, XXVI-166 pp., € 19,00

Anno di pubblicazione: 2017

Che attualità può avere la traduzione di questo saggio, pubblicato nel 1987 sulla
«Review. Fernand Braudel Center» influenzata dalle teorie di Wallerstein? Ben contestualizzato
nel processo internazionale di formazione dell’autore, tracciato da M. Petrusewicz,
fu il prodotto finale del lavoro svolto negli anni 1973-1979 presso l’Università della Calabria,
creata nel 1972; qui Arrighi giunse reduce dall’esperienza in Rhodesia e Tanzania,
dalla collaborazione con gli antropologi sociali della scuola di Manchester e con studiosi
di tre continenti, dall’analisi delle recenti mobilitazioni sociali in Italia per focalizzare l’attenzione
«sulla questione del capitalismo, del sottosviluppo, delle migrazioni, della lotta
di classe e della globalizzazione» (p. XVI).
Studiando il mercato del lavoro e l’emigrazione dalla Calabria, «contesto ostile», area
periferica, furono individuati tre percorsi internazionali dello sviluppo capitalistico: la «via
prussiana» del Crotonese (accumulation by dispossession, borghesia terriera e proletariato
senza terra, diseguaglianza, pauperizzazione e lotta di classe); la «via americana» nella piana
di Gioia Tauro (struttura sociale semiproletarizzata, meno polarizzata, povertà meno
diffusa e ricchezza meglio distribuita, faide continue tra gruppi rivali); la «via svizzera»
nel Cosentino (migrazioni di lunga distanza e di lungo periodo, comunità relativamente
prospere con minore conflitto sociale). A differenza delle zone di origine, questo sviluppo
diede luogo a varietà di soluzioni, diverse da quelle prospettate dall’analisi marxista, ma
tutto ciò non portò alla fine della periferizzazione e il «paradigma Calabria» è divenuto la
metafora della periferia dell’economia mondo.
Nella Postfazione la sociologa e antropologa Fortunata Piselli, che aveva partecipato
alla fase di ricerca degli anni ’70, confronta quei risultati con i più recenti modelli globalizzati
di conflitto e coesione sociale. La Calabria si conferma regione periferica, in cui al
peggioramento di alcuni indicatori economici e sociali si affianca un benessere basato su
meccanismi informali compensativi, che mettono in circolazione ingenti quantità di danaro
e alimentano criminalità organizzata, forme di illegalità diffusa, clientele. Le nuove
forme di migrazione, come quella intellettuale, e di immigrazione, prevalentemente di
africani, condizionano le prospettive di sviluppo. Unici attori capaci, a livello nazionale e
internazionale, di avere una posizione centrale, sono i clan della ’ndrangheta infiltrati nei
centri decisionali dello Stato, nello sviluppo del centro e nord Italia.
In trenta anni i processi della world economy, mutati e verificati nel contesto calabrese
in merito alle modalità, agli esiti, alle forme di lotta, rendono attuali i densi temi del lavoro
di Arrighi, con un’efficacia riscontrabile nel costante e rinnovato lavoro della «Review.
Fernand Braudel Center», su temi quali l’ambiente, le periferie, l’ecologia, la resilienza,
la globalizzazione.

Renata De Lorenzo