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Il cavaliere errante. Pasquale Calvi tra rivoluzione ed esilio

Alessia Facineroso
Acireale-Roma, Bonanno, 233 pp., € 22,00

Anno di pubblicazione: 2013

Alessia Facineroso è assegnista di ricerca presso l’Università di Catania. Il cavaliere errante è la prima monografia dell’a. e in essa vengono ripresi i temi oggetto dei suoi studi, in particolare quello dell’emigrazione democratica preunitaria. Il volume ricostruisce la parabola umana e politica di Pasquale Calvi, ministro dell’Interno e della Sicurezza nel governo siciliano del 1848. Calvi partecipò ai moti e, successivamente, intraprese un lungo esilio a Malta. L’a. si sofferma sulla necessità di indagare l’aspetto pubblico e privato del personaggio per comprenderne la portata nel contesto risorgimentale. Definito dall’a. «cavaliere errante», il personaggio di Calvi è esemplificativo delle vicende entro le quali si mosse un’intera generazione di rivoluzionari durante il Risorgimento e che si «ritrova spesso schiacciata dall’insostenibile leggerezza degli ideali per cui combatte» (p. 12).
Allo scoppio dei moti nel 1849 a Palermo, Calvi era parte dell’ala repubblicana e radicale della democrazia siciliana. Malta si presentava come la meta privilegiata dell’emigrazione politica italiana in considerazione della libertà di stampa concessa dalla Corona britannica (p. 19). La vicinanza geografica dell’isola alla Sicilia e alla penisola italiana ne facevano una postazione strategica ideale per la produzione e la diffusione di materiale sovversivo destinato agli Stati italiani.
Per la sua ricerca Facineroso si avvale in larga misura di fonti archivistiche e giornali dell’epoca. La scelta di sviluppare lo studio proprio a partire da queste rende originale e innovativa la ricerca.
La narrazione non è mai una piatta ricostruzione biografica ma, come evidenzia la stessa a. è: «il racconto, parziale ma lucido, del ’48 siciliano, è il bilancio delle promesse infrante, la scommessa vinta del 1860 e la vicenda più controversa di un’unificazione che talvolta fagocita le istanze della periferia siciliana, insieme a quelle di una classe politica troppo in fretta sospinta ai margini del governo» (p. 12). L’a. ricostruisce le scelte – umane e politiche – dell’esule, sino alla pubblicazione del Catechismo, specchio del mutamento ideologico sopravvenuto negli ultimi anni della sua vita: in esso il politico giunse a un radicalismo pienamente compiuto indicando la rivoluzione come unica possibile via al cambiamento.
Il libro è corredato da un’appendice contenente alcuni documenti di particolare interesse per l’inquadramento della biografia di Calvi. L’a. si muove con dimestichezza all’interno del contesto storiografico italiano, mostrando di possedere una conoscenza approfondita della letteratura sull’argomento. L’unico limite del libro – per il resto molto apprezzabile quanto a precisione dell’analisi della figura di Calvi – è la mancanza di riferimenti alla produzione storiografica europea. Questo avrebbe infatti permesso di inquadrare il personaggio in una dimensione più ampia, inserendo la sua vicenda umana in uno Zeitgeist comune anche ad altre aree.

Deborah Paci