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Il conflitto ben temperato. Le assicurazioni sociali in Francia negli anni Venti tra riforme e lotta politica

Paolo Mattera
Soveria Mannelli, Rubbettino, 198 pp., € 12,00

Anno di pubblicazione: 2018

Incrociando fonti archivistiche e a stampa con una letteratura in primis francese e anglosassone, il lavoro fa luce su una delicata fase evolutiva del sistema di protezione sociale d’oltralpe. Introdotta da una breve ma opportuna messa a punto dei concetti di État providence, di Stato sociale, nella sua accezione bismarckiana, e di welfare state, pur adottando un approccio multidisciplinare, la ricerca non perde di vista il suo obiettivo prioritario di ricostruire le origini del sistema che Laroque, direttore generale della Sécu- rité sociale, avrebbe cercato di rielaborare e modernizzare.
Spesso lasciata in secondo piano rispetto a quella immediatamente precedente (già al centro di una ricerca di Barbieri della fine degli anni ’90), questa fase conferma viceversa la sua centralità. Per Mattera, «la Francia dell’inizio degli anni ’20 rappresenta un caso molto interessante di un problema che periodicamente si ripresenterà nella storia e nella evoluzione del welfare in Europa: l’estrema difficoltà a proporre sistemi di protezione so- ciale uniformi e omogenei a società poco uniformi e molto eterogenee» (p. 139). Sempre per l’a., è in questo momento che in Francia – come del resto anche in molti altri sistemi di protezione sociale europei – si manifesta «un forte contrasto tra pressioni e istanze “nuove”» e «soluzioni “vecchie”, offerte da istituzioni e politiche sociali visibilmente in affanno nel trovare risposte adeguate» (pp. 59-60).
Questa dinamica viene presentata come il frutto di molteplici fattori, su tutti lo shock del conflitto, fornendo un’indiretta conferma anche per l’esperienza transalpina della tesi warfare-welfare avanzata da Jytte Klausen in riferimento allo sviluppo dei sistemi di welfare dopo il 1945 e proposta per il caso italiano da Giovanna Procacci nel 2013.
In quest’ottica, i tentativi di riorganizzazione del sistema di protezione sociale de- gli anni ’20 mostrano «la compresenza di una forte componente statale di gestione e di coordinamento» – verrebbe da dire in linea con la definizione di Jules Ferry dello Stato come sovrintendente naturale della previdenza sociale – «con la componente privata e mutualistica» (p. 79). Questi tentativi, evidenzia l’a., determinano una contrapposizio- ne tra organizzazioni sindacali (peraltro non completamente allineate al loro interno) e associazioni degli industriali, cui si aggiungono le organizzazioni di rappresentanza dei medici, le associazioni agricole e più in generale la piccola borghesia, soggetto inquieto per eccellenza in questa peculiare fase storica. Da questo confronto, ricostruito nelle sue varie articolazioni territoriali, le associazioni mutualistiche, fortemente ridimensionate dal progetto di riforma, emergono come ideale ago della bilancia. Questo dibattito ser- rato si conclude con i provvedimenti del 1928-1930, che tuttavia, accanto ad alcuni interessanti novità (su tutte quelle riguardanti i criteri di finanziamento), mostrano il loro carattere compromissorio, rendendo di fatto necessario il successivo tentativo di riordino all’indomani della liberazione di Parigi.

Gianni Silei