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Il coraggio dei giorni grigi. Vita di Giorgio Agosti

Paolo Borgna
Roma-Bari, Laterza, 251 pp., € 24,00

Anno di pubblicazione: 2015

Un titolo struggente e chiarificatore quello scelto da Borgna per la biografia di Gior- gio Agosti (1910-1992). Riprende un pensiero che la madre, Cristina Garosci, gli scrisse nei giorni drammatici seguiti all’improvvisa morte di Livio Bianco, l’amico più vicino della Resistenza e della Repubblica in costruzione. Il coraggio dei giorni grigi – dell’assen- za e del dolore irreparabile dell’assenza – è dall’a. allargato fino a racchiudere l’esistenza di Agosti, a cominciare dal dopoguerra e dalle origini della coabitazione democratica. Essa divise gli azionisti tra quanti si intesero con la sinistra democristiana (non fu il loro un mancato incontro, anzi produsse la riforma agraria, la Cassa del Mezzogiorno, la libera- lizzazione degli scambi) e chi scorse nell’avvento di De Gasperi (l’uomo dello scontro con Pio XII) la decisiva rivincita moderata.
Borgna, già a. di una biografia di Sandro Galante Garrone, ripercorre la vita di Ago- sti dominata dalla luce dei giorni grigi della democrazia precaria. Ne spicca la specificità dei torinesi, caso di scuola del Pd’A come «partito dei fucili», secondo l’ipotesi interpre- tativa avanzata nel 1982 da Giovanni De Luna. Non può però dare conto dell’azionismo dopo la Resistenza, come cultura politica capace di orientare i soggetti costituenti. Quei fucili, infatti, non spararono per il gusto di sparare, soddisfatti del beau geste radicale, ma per affermare un’idea di cittadinanza democratica, una visione del paese, una strategia della sinistra.
I critici neoliberali, per tutti Dino Cofrancesco, hanno tentato di dileggiare quest’an- sia col «gramsciazionismo», un’invettiva squalificante negli intenti soggettivi. Nella sostan- za, l’ossimoro della questione democratica italiana: senza avvedersene, ne indicava infatti le alternative. Per i liberali chiusi nell’antico regime, persuasi di potere ancora decidere chi includere e chi no, era incomprensibile e inammissibile la questione democratica così come storicamente si presentava in Italia. Gli azionisti, traduzione italiana della sinistra democratica occidentale, avvertirono invece che il peso della questione comunista era spia delle difficoltà storiche e sistemiche incontrate nel paese dalla dimensione democratica.
Agosti esemplificò tutto questo, sia nella vita professionale come dirigente della Sip sia nella vicenda pubblica. Prima come questore riformatore di Torino dal 1945 al 1948, poi nella funzione decisiva, che il libro lascia in ombra, svolta nel nutrire la vita della famiglia azionista. Legatissimo a Calamandrei e a Parri, li sostenne nel 1953 di fronte alla
«legge truffa». Di Ugo La Malfa promosse la candidatura torinese nella fase aurorale del centro-sinistra. Questo disegno fu compiutamente espresso con «Resistenza», il periodico torinese del quale Agosti fu il propulsore e nel quale ebbe grande parte Carlo Casalegno, assassinato nel 1977 dalle Brigate Rosse. Di quel periodico Agosti decretò la fine nel 1970, quando i giovani intellettuali, ai quali aveva affidato il timone, privilegiarono del Sessantotto una pratica primonovecentesca di rivoluzione politica, sottovalutandone il carattere globale di «rivoluzione culturale».

Paolo Soddu