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Il corpo nemico. Organizzazione, prassi, potere del Sant’Ufficio nel primo Novecento

Benedetto Fassanelli
Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, XVIII-174 pp., € 26,00

Anno di pubblicazione: 2017

Già autore di diversi saggi apparsi in riviste e volumi dedicati all’attività del Sant’Ufficio,
Fassanelli offre qui un ulteriore affondo su una cruciale istituzione della Chiesa
cattolica relativamente ad un arco cronologico che va dalla fine del XIX secolo agli anni
’30 del successivo. L’attenzione a questo periodo è già un primo elemento di interesse,
dal momento che non sono molti gli studi dedicati a questi anni nell’ormai corposa
produzione sulla storia del Sant’Ufficio. Un secondo elemento di interesse è l’oggetto
della ricerca: il corpo e la sessualità. Analizzando alcune rilevanti serie documentarie l’a.
ha potuto rilevare una netta preponderanza di casi e interrogazioni concernenti il clero
cattolico e i suoi comportamenti in relazione alla sessualità: la sollecitazione ad turpia,
ossia l’istigazione a compiere «atti turpi» commessa in confessionale, l’omosessualità, il
concubinato, l’apostasia ad ordinem, dovuta «all’abbandono dello stato religioso per vivere
con una donna» (p. X). In tutti questi casi il corpo si è manifestato come un fattore
di destabilizzazione di un ordine sociale e culturale, e il suo controllo una «plurisecolare
emergenza» (ivi), che segna e attraversa la storia della Chiesa post-tridentina.
Il primo dei quattro capitoli in cui è articolato il libro inquadra ed esamina in maniera
compiuta ed efficace il profilo istituzionale del Sant’Ufficio, con particolare attenzione
al suo funzionamento dopo le riforme introdotte dal regolamento interno varato da Pio
X nel 1911. I successivi tre capitoli sono dedicati ai tre corpi sui quali l’autorità inquisitoriale
concentrò la propria attenzione: il corpo nascosto, oggetto ostile, perché fonte
del peccato da celare in una pedagogia del silenzio; il corpo come mezzo della caduta dei
sacerdoti in atti sessuali preclusi al clero; il corpo altro «e nemico», quello della donna,
interpretato da una tradizione misogina radicata nel lungo periodo quale corpo destabilizzante
e pericoloso per un orizzonte mentale e culturale sostanzialmente patriarcale.
Il tema del corpo e della sessualità nell’attività del clero è difficile da indagare, perché
le fonti sui casi di sollicitatio ad turpia non sono disponibili alla ricerca. L’a. tuttavia riesce
a ricostruire un quadro articolato dei percorsi, spesso delle contorsioni argomentative che
hanno fatto del corpo un problema agli occhi degli inquisitori e della morale cattolica.
L’analisi è mossa dalla questione del celibato ecclesiastico, che costituisce il filo rosso che
lega i vari capitoli. Forse però una sua tematizzazione più esplicita e compiuta sarebbe stata
utile, anche per dare all’intera struttura del volume una maggiore compattezza, laddove
il capitolo sul corpo femminile, molto chiaro e stimolante, ha un profilo quasi a se stante,
non pienamente integrato nella prospettiva euristica che guida il volume. Questo rilievo
non toglie valore a un volume, che, da più punti di vista, costituisce uno studio interessante
per le questioni che affronta, per come le affronta e per i materiali che analizza.

Emmanuel Betta