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Il disegno del corpo. Anatomia artistica all’Accademia Albertina di Torino (1829-1899)

Fabio Cafagna
Roma, Carocci, 213 pp., € 24,00

Anno di pubblicazione: 2018

Applicando all’oggetto di studio molteplici scale di osservazione, l’a. ricostruisce in questo libro l’insegnamento dell’anatomia artistica nell’Accademia Albertina nel corso dell’800 e, al tempo stesso, il dibattito che scandisce l’evoluzione della disciplina in ambito nazionale e internazionale, in un periodo durante il quale si modificano non soltanto i rapporti tra arte e scienza, ma anche il modo di guardare al corpo e al suo funzionamento.
La prima parte del lavoro (Forme) è incentrata sul capoluogo piemontese e sulla didattica dell’anatomia artistica, la materia, cioè, «finalizzata alla rappresentazione artistica del corpo umano» (p. 13). Della cattedra dell’Albertina, l’a. indaga i tempi (i professori che vi si avvicendano, le differenze dei loro orientamenti, le relazioni con le istituzioni accademiche e scientifiche loro coeve); gli strumenti (cere, calchi, cartepeste, scheletri, nonché un ampio ventaglio di manuali di anatomia artistica, che rendono conto di una produzione vivace e in continuo movimento); e i luoghi (le aule, le sale di studio e i teatri anatomici in cui è insegnata e praticata). Sono pagine interessanti e di scorrevole lettura, in cui le inclinazioni teoriche e le strategie metodologiche dei principali docenti vengono messe in relazione alla materialità del loro operato: l’inquietudine illuministica di Vincenzo Antonio Revelli; il magistero di Luigi Rolando, assunto dopo la pubblicazione dei Nuovi regolamenti dell’Albertina (1825), che ne riformano in profondità il funzionamento interno; il «nuovo corso» di Francesco Bertinatti, che incarna con la propria attività il passaggio dall’anatomia alla fisiologia e la conseguente ricerca della rappresentazione «di un corpo che non sembrasse immobilizzato in una posa ma che esprimesse il complesso mescolamento di temporalità che connota ogni azione» (p. 51); la transizione di Carlo Arienti e Giuseppe Cantù, fino ad Alberto Gamba, per attenersi ai nomi legati all’istituzione torinese nell’arco di tempo preso in esame dall’a.
Nella seconda parte del volume (Significati), vengono analizzati i grandi temi che scandiscono l’evoluzione storica della disciplina, tanto sul piano italiano quanto in ambito europeo. Dietro le tavole dei manuali e dei trattati, emergono questioni maggiori della riflessione scientifica ottocentesca: il grado di veridicità che è possibile attribuire alle rap- presentazioni scientifiche, con una particolare attenzione per il binomio opacità trasparenza del corpo; l’eloquenza di quest’ultimo; l’influenza dell’antico e la teoria del bello, in un progressivo declinare che avrebbe portato a farne implodere una definizione «ideale».
Frutto di una ricerca meticolosa, Il disegno del corpo sembra rappresentare non soltanto un contributo alla conoscenza dell’anatomia artistica praticata nell’Accademia Albertina, ma anche un modo per riavvicinarsi alle istituzioni museali universitarie e al passato che esse conservano e mettono in mostra.

Maddalena Carli