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Il fascismo a Grosseto. Figure e articolazioni del potere in provin- cia (1922-1938)

Valeria Galimi (a cura di)
Arcidosso, Effigi, 317 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il volume raccoglie una serie di contributi che presentano i risultati di una ricerca, promossa dall’Istituto grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea (Isgrec), finalizzata a ricostruire l’articolazione del regime fascista nella provincia di Grosseto.
Nel primo saggio (Mutamenti e persistenze nel Novecento grossetano) Luciana Rocchi, coordinatrice del comitato scientifico dell’Isgrec, illustra le continuità e le rotture nel tessuto politico, economico e sociale di una provincia prevalentemente agricola, ma con la presenza di insediamenti legati all’industria estrattiva e chimica, nel corso della prima metà del XX secolo. Valeria Galimi, curatrice della ricerca, nel suo contributo (Il fascismo in azione: Grosseto tra centro e periferia) delinea i caratteri del progetto e i risultati conseguiti. Gli studi successivi, di cui sono autori giovani ricercatori, affrontano i diversi livelli di analisi attraverso cui è stato studiato il fascismo nell’area considerata, tracciandone un primo bilancio. Marco Grilli (Il governo della città e della provincia) scandaglia la gestione del potere locale, l’amministrazione della città capoluogo e della sua provincia, i soggetti sociali in campo, con attenzione a podestà e federali; Roberta Vegni (Attori e destinatari dell’assistenza) esamina le politiche assistenziali promosse dal regime come strumento di attivazione del consenso; Antonio Iannello (Repressione e controllo sociale. Violenza, mediazione e policing in provincia 1922-1938) si occupa del ruolo giocato dal sistema repressivo per contrastare l’opposizione politica ma anche in funzione di controllo sociale.
Il quadro che emerge permette di individuare alcuni punti fermi: tra questi, la continuità dei gruppi dirigenti, espressione del tradizionale notabilato legato alla proprietà del- la terra, il cui operato appare contraddistinto da una forte conflittualità e da una gestione del potere inquinata da una radicata corruzione. Altrettanto evidente è l’esito fallimentare delle politiche sociali attuate dal regime per rispondere ai bisogni della popolazione, politiche che, ben presto, assumono i tratti della «beneficienza di Stato» (p. 47); è proprio questa, insieme alla repressione del dissenso, a svolgere un’azione di controllo sociale «spingendo la popolazione al conformismo per l’ottenimento di benefici di qualche gene- re» (p. 202). La fascistizzazione della provincia di Grosseto produce dunque esiti modesti, tanto che al momento dell’entrata in guerra, nonostante una martellante propaganda e alcune opere realizzate, a persistere sarebbe ancora la «tradizionale arretratezza» (p. 44).
Questo lavoro non costituisce solo un ulteriore importante contributo di conoscenza nell’ambito dell’indagine sul fascismo in provincia ma, come osserva Paul Corner nella Premessa, si dimostra la migliore risposta «a certe interpretazioni del fascismo, più utili alle considerazioni politiche contemporanee che a ogni tipo di considerazione storica» (p. 10).

Angelo Bitti