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Il femminismo a Roma negli anni Settanta. Percorsi, esperienze e memorie dei collettivi di quartiere

Paola Stelliferi
Bologna, Bononia University Press, 224 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2015

Il libro di Paola Stelliferi, dottoranda all’Università Ca’ Foscari di Venezia, è frutto della tesi magistrale, discussa alla Sapienza – Università di Roma nel 2012 e insignita del premio «Vinka Kitarovic», che ha reso possibile la pubblicazione.
Nella prima parte del volume, seguendo uno svolgimento cronologico, viene riper- corsa la storia delle origini del neofemminismo (1969-1972), la formazione dei collettivi (1972-1974), l’affermazione del movimento divenuto «di massa» ma polverizzato in tante realtà diverse (1974-1976). Nella seconda parte il focus si sposta ai collettivi delle perife- rie, scelti in modo da costituire un campione rappresentativo della composita realtà del femminismo romano; si tratta, infatti, di collettivi molto diversi, dei quali l’a. individua la composizione sociale e ne ricostruisce le vicende, utilizzando in prevalenza le fonti orali. Questa scelta non è dettata solo dalla scarsità della documentazione scritta ma anche dalla convinzione che la metodologia della storia orale sia più consona a studiare «un fenome- no che ha fatto della soggettività, dell’autorappresentazione e della narrazione dei vissuti personali il principale strumento di liberazione individuale e collettiva» (p. 4).
Le stesse fonti sono poi utilizzate per approfondire temi e problematiche emerse dal- le interviste; il volume si chiude con un capitolo destinato ad analizzare lo scioglimento dei collettivi.
Muovendosi con destrezza nel «magmatico e composito scenario del femminismo romano» (p. 1), forte di una conoscenza approfondita della storiografia sul movimento femminista e utilizzando con capacità gli strumenti della storia orale e di quella urbana, l’a. ha saputo circoscrivere l’oggetto della sua analisi e quindi organizzare il materiale rac- colto in modo da piegarlo a una narrazione strutturata in maniera solo apparentemente semplice, che si dimostra funzionale alla complessità del discorso che viene facendo.
Seguendo le protagoniste nei loro percorsi personali e spaziali, l’a. si muove da un quartiere all’altro della città, dai collettivi «teorici» del centro ai collettivi «del fare» (con- traccezione, aborto, violenza domestica) delle periferie, e ci mostra come questi non pos- sano essere considerati una derivazione di quelli, ma rivelino piuttosto la compresenza di molteplici inizi dell’attivismo femminista. Questa operazione, frutto di un grande sforzo di contestualizzazione, ha permesso all’a. di gettare nuova luce sugli uni e sugli altri, e di illuminare fasi e momenti decisivi di quelle vicende, come la questione femminista all’interno della nuova sinistra. Soprattutto, ciò che emerge con chiarezza è il legame ine- stricabile, declinato secondo molteplici pratiche, tra il momento della riflessione intima del piccolo gruppo e la presenza pubblica del movimento.

Teresa Bertilotti