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Il grande sbarco. L’Italia e la scoperta dell’immigrazione

Valerio De Cesaris
Milano, Guerini e Associati, 157 pp., € 16,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il tema delle migrazioni è da lungo tempo oggetto di attenzione da parte della storiografia
italiana e ha vissuto stagioni di ricerca intense e qualificate. Come è noto, al centro
delle analisi si è collocato il fenomeno emigratorio lungo l’arco temporale di un secolo, tra
le metà dell’800 e del ’900. Soltanto in tempi molto recenti gli studi storici hanno preso
maggiore consapevolezza del progressivo passaggio vissuto dall’Italia nell’ultimo quarantennio
del ’900 da paese a prevalente emigrazione a paese a prevalente immigrazione. Alla
più datata riflessione degli scienziati sociali e umani (sociologi, economisti, antropologi)
si è dunque finalmente e beneficamente aggiunta anche quella degli storici.
Il libro di Valerio De Cesaris, docente di Storia contemporanea all’Università per
Stranieri di Perugia, offre un contributo importante in questa direzione concentrando
l’attenzione sugli anni 1989-1991, il «triennio della scoperta dell’immigrazione» in Italia,
ma proponendo anche utili sconfinamenti sia sugli anni precedenti sia sulla natura globale
ed epocale del fenomeno migratorio. Il «grande sbarco» è quello avvenuto l’8 agosto
1991, al porto di Bari, delle migliaia di uomini e donne albanesi stipate sulla nave Vlora
e diventato subito icòna del mito dell’invasione dei migranti. Questa vicenda si colloca al
termine del periodo indagato dall’a. che prende le mosse da un altro drammatico episodio
di valore simbolico, l’omicidio del giovane sudafricano Jerry Essan Masslo avvenuto il 24
agosto 1989 a Villa Literno, dove lavorava in condizioni disumane come bracciante stagionale
per la raccolta dei pomodori. Quell’omicidio, per mano della criminalità locale,
segnò «una svolta nella storia dell’immigrazione italiana» (p. 41) perché suscitò un inedito
clamore intorno all’esistenza e alle condizioni dei lavoratori stranieri. A partire da qui si
sviluppa il nucleo centrale della narrazione, puntuale e scorrevole, supportata dall’analisi
della pubblicistica e della saggistica, dei dibattiti parlamentari, della produzione legislativa
e amministrativa, delle rilevazioni statistiche e della documentazione dell’associazionismo
religioso e sociale. Dal confronto con l’Europa, nell’epoca di costituzione del sistema
Schengen, alla Legge Martelli fino alla questione albanese.
Numerosi sono anche i rimandi ai nostri giorni, ma se l’attualità del tema nel dibattito
pubblico e nella cronaca, nonché i suoi allarmanti risvolti in termini politici, sociali e
culturali, rappresentano una potente spinta alla sua trattazione (proprio da qui parte l’a.),
la responsabilità dello storico non si ferma alla sola dimensione civica e si estende anche a
quella storiografica evidenziando come la storia dell’immigrazione rappresenti un punto
di vista decisivo per comprendere la storia italiana ed europea degli ultimi decenni, in
molti suoi aspetti. Anche in questo senso il libro offre, sia pure nei limiti della sua economia,
un contributo significativo

Giancarlo Monina