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Il mestiere della memoria. Storia dell’Associazione nazionale ex deportati politici, 1945-2010

Bruno Maida
Verona, Ombre Corte, 256 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2014

L’Aned, Associazione nazionale ex deportati politici, fin dalla sua formazione si prefigge come scopi quelli di riunire ex deportati e famigliari dei caduti e di promuovere attività di recupero e mantenimento della memoria della deportazione razziale e politica.
La nascita dell’associazione si colloca nel dopoguerra italiano e nell’ambito della difficile gestione del ritorno di un milione e mezzo di reduci, cioè militari e deportati politici e razziali che ritrovavano un paese essenzialmente impreparato a dare loro accoglienza in termini di assistenza psicologica e materiale, nonché a livello legislativo. Fu l’associazionismo a cercare di dare risposte alle difficoltà del rientro, e soprattutto l’Aned, che si formò nel 1947 dall’unione di due associazioni presenti a Torino fin dall’estate del 1945, l’Associazione nazionale superstiti dei campi di concentramento (poi Associazione Triangolo Rosso) e l’Associazione nazionale ex deportati politici in Germania – ex zebrati dei campi nazisti di eliminazione.
Tra i meriti dell’associazione, e tra le motivazioni che spingono Maida a occuparsi della sua storia, figurano la volontà di sviluppare una politica della memoria in un’epoca precoce rispetto all’«era del testimone» descritta da Annette Wieviorka, e soprattutto la fedeltà ai principi della Resistenza e della Costituzione, riaffermati costantemente come riferimenti imprescindibili per la costruzione e il mantenimento di una società libera e giusta.
L’accento sulle problematiche del ritorno e del reinserimento dei deportati nelle maglie di una società che difficilmente prestava ascolto alle loro storie costituisce la spinta che alimenta le numerose iniziative intraprese, tra cui il contributo al raggiungimento dell’accordo del 2 febbraio 1961 con il governo di Bonn per un indennizzo rivolto alle vittime della deportazione razziale e politica nei lager nazisti, la promozione della costruzione di memoriali e monumenti come quello di Mauthausen, Gusen, Dachau, Carpi e del memoriale italiano nel blocco 21 ad Auschwitz, la raccolta di testimonianze, e infine l’istituzione nel 1999 della Fondazione Memoria della deportazione, un centro che coordina e sostiene ricerche sul tema. Proviene inoltre dall’Aned la prima proposta d’istituire una giornata dedicata al ricordo di tutte le vittime del nazifascismo, ripresa successivamente da Colombo e De Luca e divenuta infine Giornata della Memoria con legge del 20 luglio 2000.
Il volume, in cui l’a. alterna un’accurata ricerca sui documenti d’archivio per la ricostruzione istituzionale a frammenti di riflessioni personali, restituisce il percorso di emersione di specifiche memorie della seconda guerra mondiale e il tentativo, da parte dell’Aned, di dare loro giusto spazio e riconoscimento pubblico in un’epoca in cui la storia di ogni reduce era ancora relegata alla dimensione familiare o semplicemente taciuta, invisibile in una società che sembrava preferire l’oblio al doloroso ricordo della deportazione.

Chiara Becattini