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Il racconto postale della Grande Guerra. Origini della comunicazione di massa in Italia e in Romagna. Propaganda e satira nel primo conflitto mondiale

Francesco Billi
Cesena, Il Ponte Vecchio, 207 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2015

La Grande guerra «postale» fu combattuta a colpi di timbro e francobollo dalla Posta militare, costituita per affiancare l’ordinaria rete degli uffici civili durante le ostilità, fa- cilitando le comunicazioni tra esercito e paese. Circa quattro miliardi di lettere ordinarie e venti milioni di raccomandate, oltre nove milioni di pacchi, quasi ventotto milioni di vaglia: sono questi gli «altri» numeri di una guerra terribile alla quale la posta concedeva qualche attimo di tregua, in trincea o durante le lunghi notte gelide sui camminamenti di montagna.
L’esperienza condotta negli anni del conflitto rimane una prova inconfutabile del servizio reso da una formidabile macchina postelegrafonica che seppe essere all’altezza del suo compito. Il racconto della Grande guerra che si dispiega attraverso la documentazio- ne sopravvissuta sino a noi, come sostiene correttamente l’a., non è affatto un marginale esperimento di microstoria. Tutt’altro: si tratta di una fonte straordinariamente interes- sante per comprendere alcuni dei significati profondi di quel sanguinoso scontro tra esseri umani riletti dal punto di vista di una più ampia storia culturale. Riverberati proprio tra le righe fitte, e talvolta incomprensibili, di lettere – o, più frequentemente, cartoline
– vergate a mano da fanti e ufficiali, che corsero lungo i canali postali mantenendo in contatto le famiglie e i soldati al fronte, ma anche i militari stessi dalle rispettive zone di combattimento: dolore, disperazione, speranza, malinconia e incontenibile voglia di vita e di riscatto da giorni violenti e terribili, diedero corpo a quella nascente società di massa che proprio sulla comunicazione, e sul suo sviluppo, stava cominciando a costruire il proprio immaginario collettivo. La scrittura, a volte faticosa per coloro che a quel tempo in numero ancora considerevole ne avevano scarsa pratica, quando addirittura nessuna conoscenza, si impose giorno per giorno come unico elemento di consolazione per tra- sportare la mente al di là dei confini dell’orrore.
Se è vero che la Grande guerra mise gli europei in condizione di sperimentare per la prima volta la complessità di un mondo tecnologico già compiutamente globalizzato, non c’è dubbio che il repertorio iconografico che il libro utilizza fornisce una serie di istantanee, spesso coloratissime, per mezzo delle quali sono rappresentati miti, simboli e ritualità che caratterizzarono la guerra mondiale, scandendo i passaggi di una guerra tragica costitutiva di una nuova realtà, non soltanto sociale ma anche antropologica.
Senza l’instancabile contributo delle «sentinelle della comunicazione» che operarono nei reparti del Genio e della Posta militare molto ci sarebbe stato sottratto della memoria di una guerra che forgiò lo spirito di un’epoca modernissima, destinata a sciogliersi dram- maticamente nel ventennio dei totalitarismi.

Mario Coglitore