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Il sindacato nella città ferita. Storia della Camera del lavoro di Genova negli anni sessanta e settanta

Fabrizio Loreto
Roma, Ediesse, 400 pp., € 16,00

Anno di pubblicazione: 2016

L’a. appartiene alla generazione di ricercatori che ha innovato i contenuti della storia del movimento sindacale, studiando innanzitutto le esperienze sociali e i contributi che – anche attraverso il conflitto – tali istituti hanno fornito alla vita economica dei paesi dove hanno operato. Il suo nuovo lavoro merita un’attenta lettura. Tratta della storia della Cgil di Genova fra gli anni del “miracolo economico”, trainato da un intreccio di capitalismo privato e partecipazioni statali, e quelli della massima innovazione organizzativa (il sindacato dei consigli), in cui si fanno già sentire gli effetti della crisi di modello che sarebbe precipitata negli anni ’80.
Il libro si apre e si chiude con due momenti, narrati con sobrietà, in cui le vicende genovesi sono al centro della più vasta vicenda politica nazionale. Innanzitutto il luglio 1960 in cui le manifestazioni operaie e proletarie contro la convocazione del congresso del Msi, sostenute dalla presenza di dirigenti politici del livello di Terracini e Pertini, misero in luce che lo sviluppo senza democrazia che fino allora aveva caratterizzato l’Italia era insostenibile, aprendo la strada alla stagione di riforme del centro-sinistra. La presenza di giovani e giovanissimi (lavoratori e studenti), subito valorizzata dalla Cgil e dal Pci locali, dimostrò la capacità che quelle organizzazioni, ben radicate nei luoghi di lavoro, avevano di entrare in contatto con generazioni che arrivavano a un antifascismo fortemente legato a esperienze di classe con forme di espressione nuove e creative.
Il saggio descrive con grande ricchezza di documentazione archivistica le specificità dell’economia genovese, con la grande industria siderurgica e i settori meno centrali, ma importanti come occasioni di occupazione anche femminile: dal tessile all’edilizia e naturalmente al porto, che tanta parte aveva avuto nella nascita del movimento operaio genovese e nazionale agli albori dell’età giolittiana. L’a. analizza il ruolo delle categorie e il peculiare rapporto fra Cgil e Pci, che era riuscito a mantenere una significativa organizzazione nei luoghi di lavoro. Descrive la divisione territoriale della città in quartieri fortemente caratterizzati dal punto di vista sociale. Spiega, con interessanti spunti prosopografici, come l’innovazione del sindacato dei consigli e della Flm si produca a Genova con un intervento molto minore del movimento studentesco, trainato più che trainante da un mondo operaio conflittuale ma niente affatto chiuso ai rapporti col territorio. L’a. descrive le politiche delle giunte rosse degli anni ’70, che intervengono finalmente con un piano regolatore urbanistico, con istituti di controllo della salute nei luoghi di lavoro e di concertazione nella gestione già difficilissima delle crisi industriali, che stavano travolgendo il tessuto produttivo della città.
Il volume si chiude con l’altro momento nazionale delle vicende genovesi, quando l’uccisione da parte delle Br dell’operaio e delegato Guido Rossa, che ne aveva denunciato un membro, si tradusse anche in una profonda crisi all’interno delle stesse Br.

Maria Grazia Meriggi