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Il socialismo democratico italiano fra la Liberazione e la legge truffa. Fratture, ricomposizioni e culture politiche di un’area di frontiera

Daniele Pipitone
Milano, Ledizioni, 310 pp., € 28,00

Anno di pubblicazione: 2013

Una delle principali lacune della storiografia sull’Italia repubblicana riguarda il Psdi nonché la vasta area politica che si riferiva alla socialdemocrazia. Eppure si tratta di un’area importante che si richiamava, almeno in parte, alla tradizione del riformismo e ha contribuito ad alcune delle più importanti esperienze di governo. Non sono in realtà mancati degli studi, tuttavia rivolti prevalentemente in due direzioni: l’interpretazione delle vicende della scissione del 1947 e le biografie dei principali protagonisti. Opportuno appare quindi lo studio di Pipitone, dedicato a «cogliere l’area socialista democratica in un momento particolarmente significativo della sua storia, quello della fondazione e della definizione dei suoi caratteri» (p. 16).
Nel suo lavoro Pipitone si è ovviamente scontrato col problema più rilevante che da tempo ostacola gli studi in questo ambito: le fonti. Sono invero disponibili da alcuni anni ampi nuclei documentari statunitensi, che però, pur gettando una luce rivelatrice su molti aspetti della politica italiana, presentano il rischio della deformazione prospettica di una storia d’Italia raccontata dal punto di vista degli interessi americani; d’altro canto, gli archivi italiani dell’area socialdemocratica sono molto frammentari. Non esiste infatti un archivio del partito per i primi anni della Repubblica; perciò l’autore ha attinto alle fonti di polizia conservate nell’Archivio centrale dello Stato e ha soprattutto svolto una minuziosa e meritoria opera di consultazione dei numerosi archivi privati dei protagonisti dell’area, nonché un accurato lavoro di confronto con le fonti a stampa.
Una perplessità potrebbe essere suscitata dall’arco cronologico scelto (il periodo fino al 1953), che a prima vista può apparire forse un po’ circoscritto. Si tratta tuttavia di una scelta meditata e consapevole, che Pipitone spiega sostenendo che «in seguito allo scontro sulla “legge truffa” […] i contrasti strategici che caratterizzavano l’area socialista democratica pervennero ad una definitiva risoluzione» segnando in tal modo «anche un assestamento dei caratteri della cultura politica dell’area» (p. 21).
Il volume è articolato in sette capitoli, di cui tre sono dedicati alla ricostruzione delle strutture organizzative del partito, mentre gli altri quattro agli aspetti politico-ideologici e programmatici. Prende così forma una precisa spiegazione della debolezza che sempre ha afflitto l’area e che secondo l’autore dipendeva dall’azione congiunta della «fragilità […] del nucleo politico–organizzativo» (che rendeva il Psdi «un partito d’opinione, privo di reali basi di massa»), con «la debolezza del centro di gravità ideologico», solcato «dalla più profonda frattura che attraversi la società e la politica italiane, quella della guerra fredda» (p. 282). Il volume di Pipitone, sia grazie all’opera di ricostruzione che al profilo interpretativo offerto, riempie quindi un vuoto, ponendo anche le basi per nuove ricerche.

Paolo Mattera