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Il socialismo europeo e il processo di integrazione. Dai Trattati di Roma alla crisi politica dell’Unione (1957-2016)

Sante Cruciani (a cura di)
Milano, FrancoAngeli, 300 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2016

Il volume raccoglie nove saggi sull’approccio delle forze della sinistra politica europea al processo di integrazione. Alla prima parte è affidata l’analisi di alcuni casi nazionali, ritenuti (per ragioni purtroppo non esplicitate) più significativi. Così lo stesso Cruciani ripercorre il contributo delle «sinistre italiane» ai progetti di integrazione dagli albori fino alla Seconda Repubblica, insistendo sulle correlazioni tra l’evoluzione del sistema politico nazionale e il contesto istituzionale europeo. Ares Doro e Giacone si concentrano sul ruolo che la costruzione europea ha rivestito nelle strategie e in particolare nella comunicazione politica dei socialisti francesi, con particolare insistenza sull’epoca Mitterrand-Delors; il tormentato rapporto tra il laburismo e il tradeunionismo da un lato, e dall’altro l’ingresso ritardato della Gran Bretagna nelle istituzioni comunitarie è al centro del saggio di Del Rossi. Cavallaro prende in esame il peculiare caso spagnolo, in cui l’inserimento del paese nel processo di integrazione è stato considerato a lungo la migliore garanzia di una transizione alla democrazia da parte dei socialisti. Infine, Di Donato ricostruisce l’approccio della Spd alle istituzioni comunitarie come elemento costituente delle mutazioni del partito stesso, da Bad Godesberg all’era Brandt, fino al «rinnovamento» imposto da Schröder negli anni ’90.
Seguono quattro saggi di taglio transnazionale, a cominciare dall’indagine storica della rappresentanza socialista al Parlamento europeo da parte di Floris. Borioni ripercorre i tentativi naufragati della socialdemocrazia di approdare attraverso le istituzioni europee a un sistema di relazioni più sistematico e sovrannazionalmente programmato. Leoncini ricorda quanto la socialdemocrazia occidentale sia stata una fonte di ispirazione per le forze del dissenso nella parte orientale del continente, sebbene entrambe siano risultate sconfitte dai successivi indirizzi economico-politici globali. Chiude il volume la ricognizione di Becherucci delle fonti primarie sul socialismo europeo disponibili presso gli Archivi dell’Unione Europea, utile soprattutto a chi prenderà le mosse da questo volume per nuove ricerche.
Se ciascuno dei saggi ha dei pregi indiscutibili ed è pienamente riuscito il tentativo di alcuni autori di dialogare con la storiografia internazionale più aggiornata, i difetti del volume risiedono nel suo confezionamento complessivo, a cominciare dall’editing e dall’armonizzazione dei contributi. Quanto ai contenuti, l’Introduzione non risolve né giustifica la disomogeneità dei temi in discussione, laddove «sinistra» e «socialismo» sono tutt’altro che sinonimi, così come il rapporto tra partiti e sindacati rappresenta un elemento troppo variabile tra i vari casi per non meritare un supplemento di trattazione. Tali confusioni pregiudicano l’individuazione di chiavi di lettura efficaci per l’intero volume, che dunque rischia di rimanere una raccolta di saggi scarsamente comunicanti tra di loro piuttosto che un vero progetto collettivo.

Giovanni Bernardini