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Ilan Greilsammer – Il sionismo – 2007

Ilan Greilsammer
Bologna, il Mulino, 114 pp., Euro 9,50 (ed. or. Paris, 2005)

Anno di pubblicazione: 2007

Ilan Greilsammer, docente di Scienze politiche all’Università di Bar Ilan, in Israele, è autore di alcuni notevoli studi intorno all’identità nazionale israeliana, che muovono dal presupposto che la scrittura della storia debba essere una sorta di autobiografia della nazione (citiamo La nouvelle histoire d’Israël. Essai sur une identité nationale, 1998). In tal senso va inquadrata questa fresca e snella sintesi dedicata al sionismo, che il Mulino ha dato alle stampe all’interno della collana «Universale Paperbacks». Il quesito fondamentale da cui muove l’a. è la rilevanza del sionismo nell’economia e nell’estetica dell’identità israeliana.Il libro è costruito intorno a un tipico canovaccio di storia delle idee: 1) prodromi dell’idea-movimento; 2) emersione di tale idea nelle menti di alcune persone; 3) formazione del movimento; 4) paternità del movimento; 5) critiche esterne al movimento; 6) risposta interna del movimento; 7) miti fondanti; 8) portata e validità dell’idea-movimento come mito-motore. Particolarmente curato è il capitolo dedicato al sionismo socialista, essendo direttamente alla base della nascita dello politica dello Stato d’Israele.L’obiettivo di fondo di Greilsammer è di natura squisitamente politica (non ci pare affatto politologica!): quello di interrogarsi circa l’ebraicità dello Stato d’Israele. Non è un caso che lo studioso dedichi le sezioni conclusive del proprio lavoro al cosiddetto vaglio della storia: in altre parole, il sionismo ha saputo rispondere alle domande proposte dalla modernità? Ovvero, è la realizzazione di un’aspirazione messianica, la reazione a una minaccia fisica e – per l’appunto – l’esito dell’incontro della modernità?Greilsammer affronta il discorso sul sionismo connotandolo come ideologia, senza tuttavia spiegare cosa intenda per ideologia. Ricorre inoltre all’espressione di «mito storico» senza dirci cosa intenda per mito. Ricostruisce poi una storia mitologica dello Stato d’Israele intaccando alla base il laburismo di Ben Gurion (leggi il rapporto con gli arabi-palestinesi, l’uso della Shoah a fini auto-giustificatori e celebratori e la «fine» del sionismo), senza tuttavia fornire un quadro d’insieme esaustivo del problema nazionale più generale dell’epoca.La lunga carrellata termina abbozzando il problema del «carattere ebraico» dello Stato d’Israele. Mentre, tuttavia, alcuni studiosi politicizzati hanno avuto la coerenza di esprimersi pro o contro questa visione d’insieme (dai cosiddetti «nuovi storici» provenienti dalla sinistra radicale sino ai laici «illuministi» come Sternhell), Greilsammer resta vago e volutamente generico in materia. In tal senso, il libro non fornisce risposte esaustive al problema iniziale: quello della modernità del nazionalismo ebraico. Il limite di questo lavoro consiste nello stesso impianto storicistico fornito dallo studioso, che determina inevitabilmente un quadro evolutivo del movimento sionista privo di solide argomentazioni intorno ai problemi connaturati allo Stato d’Israele.

Vincenzo Pinto