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Ilaria Porciani, Lutz Raphael (a cura di) – Atlas of European Historiography. The Making of a Profession 1800-2005 – 2010

Ilaria Porciani, Lutz Raphael (a cura di)
Basingstoke, Palgrave Macmillan, 187 pp., £ 140,00

Anno di pubblicazione: 2010

Questo Atlante esce in una collana di studi che la European Science Foundation e il progetto Nhist (Representations of the Past: The Writing of National Histories in Europe) dedicano ad un’analisi in chiave transnazionale e comparativa delle national narratives che hanno significativamente accompagnato l’affermarsi della storiografia come disciplina accademica e dello storico come intellettuale di riferimento delle culture nazionali.I due coordinatori, Ilaria Porciani e Lutz Raphael, cui si deve la progettazione dell’Atlante e il coordinamento dei 58 autori provenienti da oltre 40 paesi, hanno cercato di ricostruire il lungo percorso che ha trasformato – dal XIX secolo ad oggi – la ricerca storica in una professione consolidata, culturalmente e politicamente influente nella vita europea, grazie alla nascita di istituzioni culturali (archivi, musei, università, ecc), centri di ricerca, associazioni, riviste specialistiche ed editoria dedicata. Nella prima parte del volume, corredato da 29 mappe e ulteriori rielaborazioni grafiche, è possibile seguire ed analizzare in chiave comparativa i processi in atto nei diversi contesti europei individuando coerenze e differenziazioni nel processo di istituzionalizzazione della disciplina. Articolando la ricostruzione su nove macroperiodi – indicativamente separati da un venticinquennio – l’Atlante si apre quindi con una riconsiderazione complessiva dei mutamenti in corso, grazie alla quale è possibile rivalutare il ruolo decisivo svolto dagli Stati – sia quelli secolarmente consolidati, sia e ancor più quelli in via di costituzione nell’800 dei risorgimenti nazionali, dopo la prima guerra mondiale e nelle ricomposizioni statuali seguite alla dissoluzione dell’Urss e della Yugoslavia – nella costruzione della storiografia come «narrazione della nazione».La seconda parte dell’Atlante (corredata anch’essa da mappe e grafici) cerca invece di integrare l’ottica comparativa con un’analisi di dettaglio degli sviluppi interni ai 42 Stati individuati come costitutivi l’odierna Europa degli storici. I coordinatori hanno qui compiuto una scelta coraggiosa, ma forse non esente da rischi: hanno cioè individuato come aree geopolitiche e geostoriche di riferimento gli odierni Stati europei (sono quindi presenti ad esempio il Montenegro, Cipro, la Slovenia, l’Ucraina e gli stati Baltici), lasciando sullo sfondo il ruolo giocato – almeno sino al 1918 – dai grandi Imperi multinazionali. Si spiega forse anche con questa scelta l’altrimenti inattesa presenza della Turchia nel contesto di un’analisi coerentemente circoscritta all’Europa storica (assenti sono ad esempio le Repubbliche ex sovietiche caucasiche).Interessante infine notare, fra i tanti elementi di riflessione emersi dall’indagine, il tardivo e lento affermarsi di una presenza femminile nella professione storica: ancora oggi in tutti i contesti indagati le donne rappresentano una minoranza (spesso esigua), collocata per lo più ai gradini più bassi della scala accademica e istituzionale.

Silvia Maria Pizzetti