Anno di pubblicazione: 2011
Il volume di Ilaria Tremolada, già autrice di altri lavori sulla politica mediterranea e mediorientale dell’Italia, inquadra molto bene uno dei periodi storici più interessanti e complessi della ricerca petrolifera italiana in Iran, uno dei paesi più ricchi di greggio al mondo. Nonostante il sottotitolo, che sembra preludere a uno studio prettamente concentrato sulla figura di Enrico Mattei e sull’importante accordo raggiunto dall’Eni nel 1957 a danno delle «sette sorelle», l’a. analizza con dovizia di particolari anche le iniziative delle imprese private che, ancor prima dell’ingegnere marchigiano, tentarono di approfittare della crisi petrolifera anglo-iraniana degli inizi degli anni ’50. L’impostazione del volume è addirittura troppo sbilanciata sulla descrizione dell’intraprendenza degli imprenditori italiani in Iran: Mattei appare per la prima volta solo in una fase molto avanzata dello studio, ma questa contingenza non viene ben rappresentata dal titolo scelto.L’assenza alla fine del volume di una bibliografia e di un elenco delle fonti utilizzate – seppur importanti, soprattutto per quanto concerne queste ultime – non consente di apprezzare pienamente il valore di questo studio; l’a. applica con rigore scientifico le regole della ricerca storica, esagerando però nell’ampiezza delle citazioni riportate. Inoltre, vengono completamente ignorati alcuni contributi recenti che trattano lo stesso argomento, come ad esempio il lavoro dello storico delle relazioni internazionali Massimo Bucarelli, All’origine della politica energetica dell’ENI in Iran: Enrico Mattei e i negoziati per gli accordi petroliferi del 1957, in «Nuova Rivista Storica», XCV (2010), fasc. 2, pp. 465-499. Questa circostanza inficia notevolmente l’originalità dell’argomento trattato. Ad ogni modo, va riconosciuto all’a. il merito di aver colto l’importantissimo ruolo svolto dal personale diplomatico italiano in tutti quei paesi dell’area mediorientale e africana in cui l’Eni avviò relazioni commerciali. Un supporto indispensabile per il successo delle strategie matteiane fu infatti rappresentato da autorità quali, ad esempio, Renato Giardini, ambasciatore a Teheran, Mario Paolucci, ministro d’Italia responsabile della Legazione a Jeddah, e Renato Bova, rappresentante italiano in Marocco: «il corpo diplomatico finì con l’assumere l’incarico – parallelo a quello istituzionale – di portavoce dell’Ente Nazionale Idrocarburi» (p. 212). Anche se decisamente troppo ripetitivo in alcune sue parti, il lavoro presenta dunque elementi di studio interessanti che ben si incastrano nell’enorme mosaico rappresentato dai tanti contributi storici sulla figura di Enrico Mattei.