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In nome della patria. Ebrei e cultura di destra nel Novecento

Vincenzo Pinto
Firenze, Le Lettere, 196 pp., € 16,50

Anno di pubblicazione: 2015

Pinto, studioso del sionismo e dell’ebraismo contemporaneo, presenta in questo volume sei saggi, due dei quali già pubblicati, dedicati ad altrettante figure ritenute rap- presentative del rapporto tra ebrei e cultura di destra nel ’900. I saggi presentano una sostanziale uniformità metodologica e forniscono utili indicazioni sui travagli della condi- zione ebraica contemporanea, posta di fronte alle conseguenze dell’integrazione, dell’anti- semitismo e dei progetti di autonoma ricostruzione nazionale.
Analizzando i temi politici e identitari presenti nelle opere di Ze’ev Jabotinsky, le- ader del sionismo revisionista, l’a. evidenzia la ricerca della «“normalità” nazionale» (p.
45) perseguita dal sionismo, garantita dalla funzione protettiva dello Stato, visto come il mezzo per assicurare sicurezza e dignità al popolo ebraico.
Altri tre saggi sono dedicati a personalità appartenenti all’universo culturale e po- litico della destra sionista. Isaac Kadmi-Cohen, ebreo polacco trapiantato in Francia, animato dall’intento di salvare gli ebrei dall’antisemitismo attraverso la valorizzazione del sionismo; Joseph G. Klausner, a. di lavori importanti sui rapporti tra ebraismo e cristianesimo e sul ruolo della letteratura nella costruzione dell’identità nazionale; Abba Gaissinovich (Achimeir), «intellettuale di punta della destra radicale sionista» (p. 140) filofascista, impegnato a ridimensionare, in polemica con Spengler, il pessimismo sul fu- turo dell’ebraismo, che doveva tornare a essere «una nazione secolare, territoriale, sovrana e politica» (p. 159).
La galleria dei personaggi presi in esame non appartiene esclusivamente all’ambiente del sionismo di destra. Un ampio contributo è dedicato infatti a Ettore Ovazza. Patriota, caratterizzato da quello che l’a. definisce un fascismo «estetico e sentimentale» (p. 50), il protagonista de «La Nostra Bandiera» appare esempio significativo di uno degli itinerari percorsi dall’ebraismo emancipato in Italia, segnato dalla decisiva esperienza della parte- cipazione alla Grande guerra, al termine della quale l’adesione al fascismo rappresentava una sorta di naturale svolgimento di una tradizione patriottica, da cui erano stati però recisi i fondamentali valori liberali. L’ultimo saggio tratteggia la figura di Hans-Joachim Schoeps, il cui tentativo di creare un nuovo ebraismo tedesco appare l’esito del disorien- tamento provocato dalle conseguenze dell’emancipazione, della secolarizzazione e della politica di massa.
Non tutti i personaggi presi in esame presentano lo stesso spessore culturale e po- litico, ma lo studio delle loro biografie serve ad arricchire e ad articolare la conoscenza del dibattito interno all’ebraismo europeo novecentesco, del suo rapporto con la cultura circostante, delle sue affinità e differenze. È certo un tema da approfondire, per definire contenuti e significati, in questo contesto, della cultura di destra, che non appare un fe- nomeno omogeneo, ma una realtà complessa, profondamente influenzata dalle specifiche situazioni nazionali e da particolari contesti culturali, che rendono difficile la riconduzio- ne di queste esperienze a un fenomeno unitario e complessivo.

Mario Toscano