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In onda. L’Italia dalle radio libere ai network nazionali (1970-1990)

Raffaello A. Doro
Roma, Viella, 269 pp., € 27,00

Anno di pubblicazione: 2017

Frutto di una ricerca di dottorato, il libro ricostruisce in modo attento vent’anni di trasformazione della radiofonia italiana, dall’esperimento di Danilo Dolci nel 1970 alla sistematizzazione dell’etere imposta dalla legge Mammì, nel 1990, fino a un mondo cresciuto disordinatamente e orientato solo dalle regole del mercato. In modo opportuno, la vicenda è accompagnata da una serie di rimandi all’evoluzione dell’universo della radiofonia anche al di fuori dai confini nazionali: non a caso, il primo paragrafo è dedicato al fenomeno delle radio offshore che – sviluppatosi per una decina d’anni a partire dal 1958 – viene definita l’«archeologia delle radio libere» (p. 17). L’a. vi rintraccia non solo il seme di una trasformazione culturale e linguistica che si svilupperà compiutamente negli anni ’70, ma anche il ruolo determinante degli interessi commerciali nella nascita delle emittenti fuori dal monopolio, elementi – entrambi – che saranno presenti nella stagione dei «cento fiori», ovvero nel periodo di maggior proliferazione delle radio «libere».
Nel raccontare l’evoluzione della radiofonia al di fuori del monopolio, infatti, l’a. riesce a tenere in equilibrio ambedue gli aspetti, senza cedere alla facile tentazione di assecondare l’epica delle radio «politiche», democratiche e di movimento, trascurando di converso il proliferare delle radio che trasmettevano essenzialmente musica e che, ridisegnando il quadro degli ascolti, stavano ridefinendo anche il mercato pubblicitario. Altrettanto opportunamente, circa un terzo del volume è dedicato a tracciare l’evoluzione dell’etere negli anni ’80, con la progressiva scomparsa delle radio politiche, il ridefinirsi degli equilibri locali grazie alla comparsa delle emittenti interregionali e il definitivo assestamento dovuto alla legge Mammì.
Molto ricco e articolato, di natura essenzialmente locale – soprattutto nei suoi primi anni di impetuoso sviluppo –, proteiforme e instabile, il panorama della radiofonia privata è sempre stato molto difficile da ricostruire, a partire innanzitutto dalla dimensione quantitativa sulla quale i dati sono contraddittori e non tali da fornire certezze. Per ovviare a questi limiti l’a. utilizza tutte le fonti disponibili, con una particolare attenzione alla stampa periodica di settore che, nonostante sia generalmente poco usata, è capace di restituire con immediatezza il quadro molto mosso di radio che si accendevano e si spegnevano di continuo, cambiando spesso proprietario e «filosofia». Proprio questa ricchezza, che è uno dei pregi del libro, finisce tuttavia per rendere ancora più evidente la quasi completa assenza di archivi sonori delle radio «libere» (ai quali comunque Doro attinge con parsimonia) e per far emergere la necessità di linee di ricerca nuove, fondate ad esempio su archivi privati o su fonti orali, in assenza delle quali sarà difficile poter ricostruire con maggiore completezza una fase estremamente dinamica e complessa della storia della radio e della storia sociale italiana.

Andrea Sangiovanni