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Integrazione europea e trasformazioni socio-economiche. Dagli anni Settanta a oggi

Lorenzo Mechi, Daniele Pasquinucci (a cura di)
Milano, FrancoAngeli, 208 pp., € 27,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il volume raccoglie gli atti di un convegno promosso dalle Università di Siena e Padova
e costituisce un contributo significativo al dibattito storiografico e pubblico sull’Europa.
Il libro – dall’approccio interdisciplinare – si concentra sulle asimmetrie politiche,
economiche e sociali dell’integrazione europea, sul vincolo esterno nella storia italiana, sulla
cooperazione allo sviluppo, la Commissione Delors e la riforma dell’Unione.
Pur sottovalutando la spinta programmatica dei Trattati di Roma, Orlandini sottolinea
la funzione della Corte di Giustizia nell’implementazione della libertà di circolazione dei
lavoratori stranieri, fino alla controffensiva degli Stati nazionali e alle sentenze più restrittive
dell’ultimo quindicennio.
Laschi ricostruisce la politica agricola degli anni ’70 e induce a riscoprire la visione di
Mansholt sulle potenzialità della Cee nel governo dello sviluppo e nei rapporti Nord-Sud.
Petrini individua lucidamente nella decisione del governo Andreotti nel 1978 di entrare
da subito nello Sme il perno dell’estromissione dei comunisti dall’area di governo, della
ristrutturazione capitalista e delle politiche deflazionistiche degli anni ’80. Controverso appare
il giudizio sul «ruolo non trascurabile» dello Sme «nell’esplosione del debito pubblico»,
sulla «scommessa perdente per l’economia italiana» e la «crescente marginalizzazione del
paese nello scenario europeo» (pp. 67-68).
Caviglia esamina il dibattito del Comitato dei governatori delle Banche centrali della
Cee dal 1981 al 1984. Dopo le preoccupazioni per la forza del dollaro, emerge la priorità
attribuita dal presidente della Bundesbank Poh alla convergenza delle politiche economiche
dei paesi membri, assicurata dalle «virtù pedagogiche» (p. 79) dello Sme nel contenimento
della spesa pubblica.
Paoli analizza il vincolo di Schengen nella sinistra comunista e postcomunista italiana,
dalla legge Martelli del 1990 alla legge Turco-Napolitano del 1998.
In un saggio stimolante e innovativo, Migani illumina «l’ampliamento geografico dei
rapporti della CEE» (p. 112), la tensione verso obiettivi «legati alla politica estera più che
alla cooperazione» (p. 116), l’azione della Commissione Delors a favore di aree geopolitiche
ed economiche integrate, in funzione di un governo condiviso della globalizzazione.
L’impegno di Delors per l’Europa politica e sociale e i suoi rapporti con la Confederazione
Europea dei Sindacati (Ces) sono ben tratteggiati da Guasconi. Loreto sottolinea l’apporto
decisivo della Cgil di Trentin all’accordo con il governo Ciampi del 1993 e valorizza i
diari editi del segretario generale della Cgil.
Farina, Saraceno e Montali si confrontano con le politiche d’austerità, la riforma della
zona euro e i limiti del Modell Deutschland.
In definitiva, i campi di studio di Mechi sull’Europa sociale e di Pasquinucci sulle culture
politiche europee dialogano in maniera serrata e pongono alla storiografia interrogativi
ineludibili sul processo di integrazione.

Sante Cruciani