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Irene Di Jorio – Tecniche di propaganda politica. Vichy e la Légion Française des Combattants (1940-1944) – 2006

Irene Di Jorio
Roma, Carocci, 182 pp., euro 16,30

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume intende analizzare un aspetto puntuale della propaganda messa in atto dal governo formatosi in Francia all’indomani della débâcle del 1940 e diretto per quattro anni dal vecchio maresciallo Pétain. Al centro dell’indagine si trova il dispiegamento delle tecniche di propaganda utilizzate dalla Légion Française des Combattants, un movimento istituito nell’agosto del 1940, in cui sono chiamati a riunirsi gli ex combattenti d’Oltralpe, al fine di collaborare con il nuovo Etat français. Il lavoro si inserisce all’interno di un filone di studi avviato già da tempo, volto a ricostruire sia gli aspetti istituzionali del sistema propagandistico (in particolare con l’ampio studio sul Ministère de l’Information di Philippe Amaury), sia il controllo dei singoli mezzi di comunicazione (cinema, teatro, radio e stampa), mentre il lavoro di Pierre Laborie sull’opinione dei francesi durante il regime di Vichy ? che utilizza una periodizzazione che parte dalla metà degli anni Trenta ? rimane ancora oggi insuperato e costituisce un modello per gli studi sull’opinione pubblica non solo francese. Merito della ricerca di Di Jorio è quello di focalizzare l’attenzione su un tema meno indagato, ossia quello delle «tecniche argomentative e persuasive che avevano sorretto l’Etat français nel difficile lancio della propria immagine» (p. 13), a partire dal case study della Légion, oggetto dello studio di Jean-Paul Cointet. Sulla base di opuscoli, di bollettini e di una varia documentazione rivolta ai quadri e agli attivisti dell’organizzazione (dei quali in appendice al volume si pubblicano tre esempi), l’autrice si propone di mostrare l’esigenza di elaborare «nuovi metodi, più discreti e meno intrusivi, rispetto a una propaganda che si presenti, solo ed unicamente, come ufficiale e massiva» (p. 8), come risulta dall’attenzione che si presta in questi opuscoli non solo ai temi e ai motivi della propaganda, quanto alle tecniche da utilizzare, attraverso numerosi consigli pratici destinati ad un’applicazione immediata; fra questi si rivolge l’invito al militante di diffondere una propaganda detta de bouche à oreille, stabilendo personalmente contatti nella cerchia delle proprie conoscenze. Parte di un lavoro più ampio condotto dall’autrice sulle tecniche di propaganda politica durante il regime di Vichy, l’esame di questo case study offre interessanti spunti di riflessione, sui quali non è possibile diffondersi in questa sede. Converrebbe, ad esempio, provare a rintracciare le linee di continuità fra la comunicazione politica di Vichy e quella degli anni Trenta, al centro di una profonda trasformazione anche riguardo alle tecniche e alle strategie discorsive, come mostra la disamina dell’ampia produzione di opuscoli e manuali prodotti segnatamente per le elezioni politiche, nonché la permanenza di uomini, è il caso di George Riond, attivista nel decennio precedente nel Centre de propagande des Républicains Nationaux di Henri de Kerillis, che ritroviamo come leader di primo piano nella Légion.

Valeria Galimi