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Isabella Milanese (a cura di) – Le Camere del lavoro italiane. Esperienze storiche a confronto – 2002

Isabella Milanese (a cura di)
Ravenna, Longo Editore, pp. 306, euro 20,50

Anno di pubblicazione: 2002

La storia del movimento sindacale è ancora in cerca di indagini profonde e sistematiche che coinvolgano l’insieme delle sue articolazioni, l’intreccio di elementi mutualistici, cooperativi, rivendicativi, ideologici, politici, organizzativi che confluirono nelle origini delle strutture di difesa degli interessi su scala nazionale. Si tratta di un insieme molto complesso in cui il filone delle Camere del lavoro appare determinante, in quanto risultato di un confronto del movimento operaio con innovativi modelli europei e tentativo importante di inserimento delle tematiche sindacali e del lavoro nel tessuto amministrativo locale.
Con le Camere del lavoro, il bilancio dei comuni cominciò, nell’ultimo decennio del secolo, a registrare in forma nuova i bisogni del lavoro e dell’occupazione, e nello stesso tempo i comuni poterono esercitare un’influenza nella vita interna delle giovani organizzazioni sindacali. Da allora, la Camera del lavoro, tranne che negli anni del fascismo, continuò a costituire fino ai nostri tempi uno dei legami più intensi del movimento organizzato dei lavoratori con l’economia territoriale, anche quando fu considerato criticamente dai sindacati stessi. Il volume curato da Isabella Milanese, che raccoglie alcune relazioni dell’omonimo convegno di Ravenna del 17-18 novembre 2000, presenta una interessante serie di suggestioni in questo senso. La ricca Introduzione di Renato Zangheri che riconosce alle Camere del lavoro un valore rilevante come soggetti politici e storiografici, il saggio di Andrea Panaccione che ne sottolinea la valenza culturale, le indicazioni di David Bidussa sulle fonti per la ricerca inquadrano bene il tema sul piano del metodo.
La discussione si sviluppa a partire dal caso ravennate, il più studiato, con i saggi di Roberto Balzani, che traccia i principali tratti dell’intera vicenda storica, di Alessandro Luparini, che fa un quadro politico e biografico del gruppo dirigente post fascista, di Dante Bolognesi, che illustra il problema sindacale dei braccianti negli anni Quaranta e Cinquanta, di Roberto Tolaini, che presenta la dialettica con la grande industria petrolifera, di Claudia Bassi Angelini, che ripercorre le importantissime esperienze femminili di Maria Goia, Maria Bassi ed altre grandi dirigenti donne del ravennate. La realtà locale, osservata da diversi punti di vista, appare particolarmente ricca di spunti, ed è arricchita dal quadro comparativo degli altri saggi, di Maurizio Antonioli, che analizza con dovizia di dati l’insieme delle Camere lombarde nei primi decenni del Novecento, di Simone Neri Serneri, che esamina con ampio spessore problematico lo stato storiografico del caso toscano, di Luigi Masella, che propone spunti di riflessione sul caso pugliese, di Luigi Cortesi, che coglie le specificità dei diversi passaggi del pacifismo nel mondo operaio.
Accanto agli storici, i ?politici? Bruno Baldini, Vidmer Mercatali, Gabriele Albonetti, e specialmente Sergio Cofferati e Nicola Mancino pongono problemi e domande ai sindacalisti ed agli storici stessi, ed è normale che sia così, per una vicenda che, compiuti i cento anni, appare ancora viva e attuale.

Fabio Bertini