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Israele 70 anni. Nascita di una nazione

Claudio Vercelli
Torino, Edizioni del Capricorno, 167 pp., € 12,90

Anno di pubblicazione: 2018

Il volume riprende l’impostazione culturale, politica e cronologica di un precedente
lavoro pubblicato da La Giuntina nel 2007 e, in forma leggermente modificata, da Carocci
nel 2008, e cioè scrivere una storia dello Stato di Israele che superi il (pre)giudizio
anti-israeliano che, secondo l’a., spesso si ritrova nella narrazione delle sue vicende (p. 9).
I capitoli sono articolati secondo una scansione cronologica precisa e originale, il volume
è corredato da molte immagini suggestive e di una cronologia selettiva, e arriva fino al
presente.
Gli otto capitoli di cui si compone ripercorrono la storia dello Stato di Israele dalle
origini del sionismo (ca 1870) a oggi, attraverso una narrazione che ha il merito di non
essere esclusivamente scandita dai periodici conflitti che ne hanno segnato la storia. Al
contrario, esso tenta di dare una visione d’insieme dei cambiamenti politici, istituzionali,
sociali ed economici che hanno investito lo Stato di Israele negli ultimi settanta anni senza
necessariamente ancorarli all’una o all’altra guerra. Tuttavia, il volume appare una versione
aggiornata di un tradizionale manuale di storia dello Stato di Israele. È significativo
come non appaia neanche la considerazione che esiste un’«altra» narrazione degli stessi
eventi, che se pur contrapposta a quella israeliana, non necessariamente corrisponde a una
distorsione propagandistica. Il penultimo capitolo copre un periodo molto vario e significativamente
più lungo degli altri (1995-2018) mentre l’ultimo guarda al futuro partendo
dall’ormai ampiamente utilizzato cliché di Israele come start-up nation (Dan Senor and
Saul Singer, Start-Up Nation. The Story of Israel’s Economic Miracle, Twelve, 2009).
Il volume non contribuisce in modo significativo ad ampliare o aggiornare le nostre
conoscenze sulla storia di Israele in quanto Stato o società, né riesce a trovare una collocazione
nell’ampio dibattito internazionale che – da posizioni molto diverse – affronta
i tanti e complessi temi che rientrano nella storia dello Stato di Israele (e del conflitto
israelo-palestinese). Come altri recensori hanno notato anche in passato sulle pagine di
questa rivista, l’a. non sembra intrattenere alcuna relazione con i numerosi dibattiti storiografici
e con l’apertura di nuovi campi di studio che hanno modificato l’impostazione
della disciplina negli ultimi quaranta anni: solo per fare tre esempi macroscopici si pensi
al contributo dei nuovi storici israeliani negli anni ’80 (che ha influito sulla/e narrazione/i
della guerra del 1948), al postsionismo nel decennio successivo (che ha portato agli studi
su minoranze etniche e una prospettiva di genere), ai più recenti studi sul settler colonialism
(che guardano all’intero progetto di risorgimento nazionale ebraico in chiave comparativa
con altri progetti coloniali), per non parlare degli studi sugli ebrei originari dei
paesi arabi, che rappresentano ormai un importante settore di ricerca (Mizrahi studies),
di cui esistono diversi titoli anche in italiano. La Bibliografia, che consta di testi solo in
italiano, è assai lacunosa, e conferma questa impressione di un’opera ferma a un’impostazione
ormai superata.

Marcella Simoni