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Istituzioni politiche e mobilitazione di piazza

Andrea Ciampani, Domenico Maria Bruni (a cura di)
Soveria Mannelli, Rubbettino, 330 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2018

La dinamica del rapporto tra istituzioni politiche e mobilitazione delle masse – qui
contestualizzata nel quadro delle vicende italiane dall’età postunitaria all’età repubblicana
– ha assunto molte forme e dimensioni, muovendosi ora a favore delle istituzioni, ora
della piazza in direzioni che, di volta in volta, sono mutate.
In età liberale si consuma il retaggio risorgimentale di fronte alla questione dell’esercito
meridionale e dei garibaldini combattenti al sud (Montaldo) in cui si riflette il contrasto
Cavour/Garibaldi con il prevalere della soluzione governativa malgrado il favore
per Garibaldi e l’ostilità al governo di Torino nelle città più di altre toccate dall’epopea
garibaldina (Genova, Napoli, Palermo). Rientra in questo stesso ambito l’interazione tra
istituzioni e piazza con il diffondersi di disordini e assembramenti all’entrata del Parlamento
(1872-1873) di fronte all’abolizione delle corporazioni religiose e all’estensione a
Roma delle leggi sull’eversione dell’asse ecclesiastico (Fiorentino).
Tale dinamica si apre poi a tematiche sociali divenendo non solo terreno di scontro
tra istituzioni e movimento operaio ma anche per l’azione di nuovi gruppi politici. Tralasciando
gli anni di fine secolo con i fatti di Milano (1898) e la proclamazione dello stato
d’assedio (Storti), nella radicalizzazione su larga scala dello scontro politico e sociale assumono
rilievo gli avvenimenti della settimana rossa segnati dalla violenza degli scioperanti
e dall’azione fortemente punitiva dello Stato. A chiusura dell’età giolittiana, la settimana
rossa amplia il significato della piazza: da quello insurrezionale dei sindacalisti rivoluzionari
e di arena pubblica di anarchici e repubblicani, a quello di laboratorio politico dei
riformisti e di luogo strategico dei massimalisti (Loreto), scoprendo anche altri soggetti
come i cattolici che, nel 1914-1915, animeranno la piazza neutralista e i nazionalisti protagonisti
delle radiose giornate di maggio. Anche le vicende diplomatiche e parlamentari
dell’entrata in guerra dell’Italia e l’attivismo delle piazze (Monzali, Gottsman e Sabbatucci)
che consuma l’esperienza liberale con la marcia su Roma (Nello), trovano spazio nel
volume.
Nell’Italia repubblicana la piazza torna preminente sin dalla festa della Repubblica
nel 1947-1949 a cemento della nuova identità italiana (Antonelli). Ma è l’attentato a Togliatti
a rappresentare la prima mobilitazione capace di sovvertire le istituzioni con l’intervento
della piazza (Mazzei); piazza che torna nei fatti del 1960 sovrastando le istituzioni
e richiamando l’antifascismo come elemento costitutivo della Repubblica. Alla fine degli
anni ’60 si impone la piazza sindacale con la conflittualità dell’autunno caldo (Ciampani),
mentre negli anni ’70 si ha il ritorno del movimento studentesco (Mattera). L’episodio
delle monetine contro Craxi all’Hotel Raphael (1993) resta un momento iconico del
passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica (Orsina).
Il quadro generale avrebbe potuto arricchirsi con una disamina della piazza delle
donne e la sua incidenza sulle riforme degli anni ’70.

Ester Capuzzo