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Italia e Romania tra sviluppo e internazionalizzazione. L’esperienza della Banca commerciale italiana e romena (1920-1947)

Francesca Romana Lenzi
Roma, Carocci, 2013, 172 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2014

Il volume di Francesca Romana Lenzi ripercorre la vicenda della Banca commerciale italiana e romena (Romcomit), costituita nel 1920 dalla Banca Commerciale di Milano come «strumento finanziario per il commercio e l’esportazione che valorizzasse i legami e gli interessi speculari del mondo finanziario e produttivo italiano e romeno» (p. 27).
L’a. ricostruisce il percorso della Banca commerciale italo-romena dai suoi esordi, nei primi anni ’20, fino alla liquidazione dopo la seconda guerra mondiale. Il saggio si struttura in una parte introduttiva di tre capitoli, dedicati rispettivamente alle relazioni economiche italo-romene, al sistema bancario italiano e alla vicenda della Banca commerciale italiana e alla sua proiezione internazionale; una parte centrale che ripercorre il percorso di Romcomit fino ai primi anni ’40 e una finale sulla liquidazione dell’istituto.
La fondazione della Romcomit si inserisce nell’azione di penetrazione economica che l’Italia tentò di avviare dopo la prima guerra mondiale nel bacino danubiano-balcanico e fu accompagnata da operazioni analoghe in altri Paesi dell’area: filiali della Commerciale di Milano furono aperte anche a Budapest e Sofia negli stessi anni. L’istituto dimostrò una certa vivacità negli anni ’20, espandendosi sul territorio romeno e intervenendo in settori complementari all’economia italiana, in particolare quello agro-alimentare, quello delle risorse forestali e quello petrolifero. Alle ripercussioni della crisi del 1929 sui crediti all’industria e sulle operazioni di cambio seguì un faticoso tentativo di recupero negli anni ’30, reso complicato dalla sofferenza del settore primario, in cui Romcomit aveva notevolmente investito. Grazie anche all’intervento nel comparto delle forniture di materiale ferroviario, la banca beneficiò di una ripresa nella seconda metà del decennio, bruscamente arrestata dalla guerra. Dopo il conflitto Romcomit restò vittima da un lato del drastico ridimensionamento della proiezione estera di Banca commerciale e dall’altro della ferma volontà sovietica di cancellare ingerenze occidentali in settori chiave come quello finanziario.
Complessivamente il tema affrontato nel volume presenta un certo interesse, tenuto conto che la storiografia recente ha trascurato i rapporti economici tra Italia e Romania, concentrandosi sulle relazioni diplomatiche, militari e di politica culturale, come dimostrano i recenti studi di Giuliano Caroli, Rudolf Dinu, Stefano Santoro. In realtà non sempre la vicenda della Banca commerciale italiana e romena appare adeguatamente contestualizzata nella politica estera fascista in Europa orientale e manca il confronto con l’intervento di altri Paesi, in particolare della Francia, tradizionale partner economica e politica di Bucarest. Il volume si basa su una cospicua documentazione, per la verità quasi esclusivamente italiana, e i riferimenti bibliografici non sono sempre accurati. Infine, avrebbe giovato una maggior chiarezza espositiva, laddove si riscontrano in più punti passaggi affrettati o confusi.

Emanuela Costantini