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Italia e Stati Uniti nella Grande Guerra. Uno sguardo multidisciplinare

Alessandro Clericuzio (a cura di)
Roma, Carocci, 204 pp., € 21,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il volume si inserisce nella scia dei molti studi che il centenario della Grande guerra ha stimolato sia a livello nazionale che internazionale. Esso privilegia una prospettiva eccentrica degli Stati Uniti, dell’Italia e dei rapporti tra i due paesi, eccentricità che rispecchiava almeno inizialmente la loro posizione rispetto al conflitto. È composto da sette saggi, oltre alla Prefazione del curatore, che trattano argomenti spesso lontani tra loro, dando un’impressione di eterogeneità a tratti eccessiva, ma che contribuisce a dare un’idea della pervasività dell’esperienza bellica.
Il saggio di Clericuzio tratteggia un’interessante panoramica del teatro statunitense, largamente popolare e ancora non minacciato dall’avvento del cinema, confrontato con quello italiano: in entrambi i paesi le scene sono pervase da un fervore di rinnovamento rispetto al teatro tradizionale che in Italia comprende le teorie futuriste e le opere teatrali di Pirandello, mentre in America annovera fra gli autori che affrontano il tema della guerra Eugene O’Neill, Edna St. Vincent Millay e Louise Bryant.
Due saggi ripercorrono, soprattutto attraverso l’analisi della stampa, americana nel primo e italiana nel secondo, due episodi significativi delle relazioni diplomatiche dei no- velli alleati: Stefania Magliani analizza la missione ufficiale italiana inviata negli Stati Uni- ti appena entrati in guerra nella primavera del 1917, mentre Romano Ugolini descrive le tappe del viaggio trionfale di Wilson in Italia all’inizio del 1919. Lo spoglio della stampa, in entrambi i paesi fortemente schierata a favore della guerra, ci permette di cogliere il clima culturale del momento e alcuni episodi interessanti, ma l’uso di altre fonti avrebbe messo in luce anche gli attriti interni ed esterni alle delegazioni, le impressioni dei loro membri e la reciproca diffidenza, se non la chiusura, delle classi dirigenti, mai veramente superata.
Il saggio di Gian Biagio Furiozzi delinea la figura del socialista interventista Francesco Paoloni, che precorse Mussolini nel tragitto dal socialismo al fascismo. Roberto Orazi analizza lo sviluppo delle tecnologie collegate alla guerra che vanno dalle armi chimiche ai sommergibili e agli aerei da ricognizione o combattimento, nonché le nuove armi per la guerra di intelligence, dando largo spazio all’elaborazione e decrittazione dei codici segreti, essenziali nelle comunicazioni via radio e telefono. Daniele Porena esamina la travagliata vicenda della Società delle Nazioni e delle difficoltà degli Stati Uniti, che pure l’avevano promossa, ad accettare vincoli e limiti alla propria sovranità a favore del nuovo ente inter- nazionale. Infine Maurizio Pattoia discute il posto della Grande guerra nei programmi scolastici statunitensi: basandosi sull’analisi delle direttive di sei Stati, mette in luce il retroterra ideologico e culturale che sottende il ruolo dell’istruzione di quella che in America sembra «la guerra più dimenticata della storia» (p. 129). Date le diverse discipline degli aa., il quadro della guerra che emerge è variegato e stimola l’interesse del lettore.

Daniela Rossini