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Italian women and international Cold War politics 1944-1968

Wendy Pojmann
New York, Fordham University Press, VIII-234 pp., $ 35,00 (€ 30,28)

Anno di pubblicazione: 2013

Il volume di Wendy Pojmann affronta un tema di grande importanza tanto per la storia dell’Italia repubblicana quanto per la storia politica delle donne italiane, ripercorrendo genesi e sviluppo dell’Unione Donne Italiane (Udi) e del Centro Cattolico Femminile (Cif) nei decenni post-bellici che precedono l’ingresso sulla scena politica, sociale e culturale dei movimenti neo-femministi. L’analisi condotta dall’autrice si inserisce a pieno titolo nel filone di studi internazionale inaugurato da Francisca de Haan, che analizza il ruolo delle donne e delle rispettive associazioni nazionali e internazionali nel contesto politico della guerra fredda.
L’analisi dell’a. è basata su una ricerca originale condotta principalmente negli archivi nazionali dell’Udi e del Cif, sulle rispettive riviste «Noi Donne» e «Cronache e Opinioni», nonché su una ricca letteratura secondaria e sulla principale storiografia italiana e internazionale sull’argomento. La struttura del volume, che comprende sei capitoli, una introduzione e una conclusione, rispecchia l’interpretazione e la periodizzazione dell’a., la quale divide il periodo 1944-1968 in sei fasi distinte.
Il taglio sintetico del volume offre al lettore un’utile panoramica dell’evoluzione delle due associazioni e soprattutto dei loro rapporti internazionali e del più generale condizionamento – interno ed esterno – che Udi e Cif subiscono per effetto degli scenari della guerra fredda. Particolarmente innovativa risulta la trattazione di questi due ultimi aspetti, basata sull’analisi di una gamma variegata di fonti primarie e di un’accurata selezione della storiografia esistente. L’analisi contribuisce a comprendere la specificità dell’azione di Udi e Cif nel contesto internazionale della guerra fredda. Meno convincente appare l’analisi della storia delle due associazioni, della loro linea politica, dei rapporti con i rispettivi partiti di riferimento (Pci e Dc), del ruolo delle due associazioni nello scenario dell’Italia repubblicana, aspetti che l’a. mette esplicitamente in secondo piano nel suo lavoro. Alcune inesattezze sull’accesso al voto alle donne e sull’ingresso delle stesse in magistratura, peraltro già segnalate da altri, forse tradiscono la difficoltà dell’a. di collocare pienamente il suo studio nella storia dell’Italia repubblicana, svelando al contempo la necessità di intrecciare maggiormente il piano internazionale – privilegiato dall’a. – e quello nazionale – indagato più limitatamente.
Nonostante i limiti sopra richiamati, il volume costituisce indubbiamente un contributo importante alla storia politica delle donne italiane nell’Italia repubblicana, filone di studi che conta un numero ancora esiguo di contributi per il periodo pre 1968 e stenta ancora a trovare una sintesi che abbracci l’intero secondo ’900. L’importanza strategica di quel periodo per la storia delle donne italiane è colta dall’a., che indagando «per sé» la storia delle due associazioni femminili di massa più importanti dell’Italia post-bellica nei loro risvolti internazionali, svela la complessità, la ricchezza e l’importanza della storia dell’Udi e del Cif e apre la via a ulteriori ricerche.

Eloisa Betti