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Italy in the International System from Détente to the End of the Cold War. The Underrated Ally

Antonio Varsori, Benedetto Zaccaria (eds.)
London, Palgrave Macmillan, 309 pp., € 103,99

Anno di pubblicazione: 2018

Comparso nella serie «Security, Conflict and Cooperation in the Contemporary
World», che ha prodotto interessanti volumi che, come questo, ruotano su casi nazionali
inseriti in contesti globali, il libro ha lo scopo di rendere noti a un pubblico internazionale
gli esiti di un Prin «L’Italia nel contesto internazionale (1968–1981): crisi, trasformazioni,
stabilizzazione». Il volume è costituito da undici capitoli raggruppati in tre parti: la prima
verte sulla dimensione politica e diplomatica della politica estera italiana (con saggi di
Del Pero e Romero, Pons, Neri Gualdesi, Varsori); la seconda sulle questioni economiche
(Petrini, Caviglia, Bini); la terza su nuovi approcci alle relazioni internazionali, come
ambientalismo, aspetti culturali e tecno-scientifici (Burigana, Lorenzini, Lomellini e Zaccaria,
Calandri)
I contributi sono eterogenei, ma tenuti assieme da alcuni temi di fondo – il rapporto
con gli Stati Uniti, il quadro di riferimento comunitario, la dimensione internazionale
della crescita economica, le specificità del sistema politico e delle culture partitiche e i
loro riflessi sulla politica estera – che convergono in una lettura non convenzionale della
posizione dell’Italia nella nuova stagione del multilateralismo che si apre con gli anni
’70. Si tratta di una stagione caratterizzata da trasformazioni sia sistemiche (l’esaurirsi del
miracolo economico occidentale, la fine di Bretton Woods, l’onda lunga del Sessantotto
e il cambiamento del consenso, le crisi energetiche) sia specifiche al caso italiano (l’avvio
della divergenza dei principali indicatori macroeconomici rispetto ai maggiori paesi occidentali,
il terrorismo, i rimaneggiamenti interni alla Repubblica dei partiti e a un sistema
politico bloccato, che sulle logiche della guerra fredda aveva fondato gran parte della
propria legittimazione). Il filo conduttore dei saggi è quello di una progressiva «multilateralizzazione
» della crisi economica e politica italiana di quegli anni, nella quale risaltano le
ambiguità della posizione internazionale di un paese politicamente fragile e eternamente
«sotto tutela» (degli Usa prima, della Cee o del G7 poi), ma anche dinamico sui mercati
mondiali e attivo in quadri geopolitici impegnativi (il Mediterraneo, il Medio Oriente):
ambiguità che fanno risaltare il consueto, pur se continuamente ridefinito, squilibrio tra
ambizioni e mezzi di politica estera.
Nel complesso, il libro si presenta come un utile strumento per coloro che vogliano
orientarsi nelle dinamiche della politica estera italiana in quella fase controversa, specialmente,
come osserva Antonio Varsori nell’Introduzione, per integrare una storiografia
sull’Italia repubblicana, che continua a ignorare largamente la dimensione internazionale,
e nella quale è difficile trovare anche tracce di gran parte dei temi qui trattati.

Barbara Curli